elettrotècnico

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agg. (pl. m. -ci) [sec. XX; elettro-+tecnico]. Che riguarda l'elettrotecnica. Come sm., tecnico od operaio specializzato che si occupa di apparecchi e impianti elettrici.

Industria elettrotecnica

L'industria elettrotecnica, nella sua più vasta accezione, comprende numerosi settori produttivi dalle caratteristiche non direttamente comparabili, ma tutti genericamente rientranti nella stessa industria per il fatto di produrre beni relativi alla generazione, al trasporto, alla trasformazione e utilizzazione dell'energia elettrica. Oltre che per motivi strategici, l'elevato contenuto tecnologico e di valore aggiunto in generale dei prodotti dell'industria elettrotecnica fa sì che essa sia prevalentemente localizzata nei Paesi industrialmente avanzati. In particolare, notevole rilevanza hanno assunto i settori elettromeccanico (leggero e pesante), delle telecomunicazioni ed elettronico. Per quanto riguarda l'elettromeccanica pesante, le difficoltà poste dalla crisi energetica hanno indotto profondi cambiamenti in tale ambito, rendendo inevitabile la messa a punto di tecnologie per lo sfruttamento di fonti alternative (nucleare, carbone, fonti rinnovabili) e per il trasporto ad alta tensione dell'energia elettrica. Quanto invece all'elettromeccanica leggera, dati gli elevati tassi di diffusione degli elettrodomestici tradizionali, ci si orienta sempre più verso la creazione di nuovi beni. Gli Stati Uniti detengono circa un terzo della produzione mondiale dell'industria elettrotecnica che può contare su di un notevole supporto dell'amministrazione centrale, in termini di sostegno finanziario alla produzione e all'esportazione, di commesse (forniture militari e spaziali), di ricerche e sviluppo condotti presso enti civili e militari. Anche nel campo delle telecomunicazioni le imprese statunitensi occupano posizioni di primissimo piano: in particolare la Western Electric e la AT&T, la maggiore società di telecomunicazioni in campo mondiale; nel complesso la presenza statunitense è valutabile intorno al 50%. Ma lo sviluppo maggiore nel settore lo hanno fatto registrare le imprese giapponesi (Tōkyō Electric Power, Hitachi, Matsushita, Nippon Electric, Sanyo, Sony, Fujitsu ecc.) che, partite in ritardo rispetto a quelle statunitensi, hanno bruciato le tappe dello sviluppo grazie a un processo di avanzamento tecnologico alimentato dapprima interiorizzando il know-how delle industrie occidentali, successivamente mettendo esse stesse a punto nuove tecnologie. L'elettromeccanica pesante giapponese ha una buona esperienza nelle tecnologie convenzionali; la crescita nel campo delle fonti alternative è rapida malgrado i notevoli problemi nazionali in tema di accettabilità sociale di tali tecnologie, ma a un vero e proprio boom si è assistito nell'elettronica. A fronte di queste situazioni fortemente dinamiche, l'industria elettrotecnica europea non sembra assolutamente in grado di mantenere paragonabili ritmi di sviluppo: a mettere ancor più in evidenza la crescente debolezza di fronte alla penetrazione di produzioni esterne, soprattutto di quelle tecnologicamente più avanzate, stanno la crisi della Philips, l'industria che in Europa si era più impegnata nella ricerca e nella produzione ad alto contenuto tecnologico, e l'ormai altissimo deficit della bilancia commerciale dei Paesi della CEE nei confronti dell'elettronica; mentre la Comunità importa prevalentemente prodotti di alta tecnologia dagli Stati Uniti e dall'Oriente, esporta prodotti maturi, rivolti al mercato delle sostituzioni e a quello dei Paesi meno sviluppati (l'Africa rimane il retroterra commerciale più importante per l'Europa, ma anche qui si assiste a una crescente penetrazione dei produttori americani, giapponesi e coreani). In Italia, l'industria elettrotecnica non presenta caratteristiche di sviluppo omogenee. L'elettromeccanica pesante ha assunto un ruolo di interesse nazionale per la necessità di ristrutturare il parco degli impianti di generazione elettrica. In questo ramo operano società sia pubbliche (che fanno capo alla Finmeccanica) sia private (Tosi, Marelli ecc.). Le prospettive di sviluppo sono segnate dalla necessità di una maggiore collaborazione al fine di ridurre la capacità produttiva in eccesso. Nel settore dell'elettromeccanica leggera, l'industria nazionale degli elettrodomestici ha raggiunto buoni livelli di competitività internazionale e di qualificazione tecnologica (oltre il 60% della produzione viene esportato); peraltro il mercato interno presenta caratteristiche di saturazione. È invece quasi totalmente d'importazione il mercato italiano degli apparecchi radiofonici, HI-FI, televisivi e per le telecomunicazioni.

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