eliografìa

sf. [sec. XIX; elio-+-grafia]. Nome del primo procedimento fotografico messo a punto da J. N. Nièpce nel 1824 sfruttando le proprietà fotosensibili del bitume di Giudea, che diviene insolubile nell'olio di lavanda in seguito a esposizione alla luce. In tale procedimento venivano spalmate di bitume di Giudea delle lastre di pietra per litografia e, in seguito, lastre di peltro e poi di rame che, dopo l'esposizione alla luce e il lavaggio con olio di lavanda, venivano incise con acido, inchiostrate e stampate come nel normale procedimento dell'incisione. Il procedimento venne soppiantato dalla dagherrotipia e poi riportato alla luce nel 1853 dal nipote di Nièpce, C. A. Nièpce de Saint-Victor, sotto il nome di héliogravure. § Il termine indica oggi l'insieme dei procedimenti di riproduzione attraverso la fotocopiatura, su carta o su materiale plastico fotosensibile, di originali al tratto come disegni e scritte realizzati su carta o supporto trasparente. I procedimenti eliografici più usati sono la cianografia (negativa e positiva), la seppia e la diazotipia. La cianografia negativa è basata sulla sensibilità alla luce di sali di ferro trivalenti (ferricitrato, ferriossalato, ferritartrato) che sono ridotti a sali bivalenti dalla luce attinica della lampada ad arco o a vapori di mercurio; la combinazione di questi sali con il ferricianuro di potassio produce una sostanza colorante blu, stabile, che appare su tutte le zone esposte alla luce. Lo sviluppo in acqua dà un'immagine negativa (bianca) su fondo blu. La cianografia positiva è basata sulla sensibilità alla luce del sale trivalente di ferro che nelle zone opache dell'originale (rimaste inalterate) si trasforma in colorante blu stabile (blu di Prussia) per effetto di una soluzione di prussiato giallo. Nella seppia, il sale trivalente di ferro è il citrato ammonico di ferro che per effetto della luce si trasforma in sale bivalente, riducendo il nitrato d'argento dell'emulsione in argento metallico, che dà un tipico colore brunastro alle zone colpite dalla luce. La diazotipia è un procedimento eliografico positivo che utilizza composti diazoici aromatici, i quali danno sostanze coloranti combinandosi con fenoli in presenza di sostanze alcaline. Lo sviluppo è infatti ottenuto con vapori di ammoniaca che fanno reagire i composti diazoici nelle zone non colpite dalla luce con i componenti azotati (fenoli).

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