ellèboro

sm. [sec. XIV; dal greco helléboros, tramite il latino hellebŏrus]. Nome comune usato per indicare le piante del genere Helleborus della famiglia Ranuncolacee formato da una ventina di specie dell'Asia occidentale e dell'Europa centro-meridionale. Sono erbacee perenni dotate di rizomi più o meno ramosi, dai quali si innalzano le foglie, pedato-composte, che attorniano gli scapi fioriferi. I fiori sono composti da 5 sepali petaloidi grandi, di colore bianco, rosato o verdastro, mentre i petali sono molto ridotti. In Italia ne vivono 4 specie, fra le quali la più nota è Helleborus niger (elleboro nero, elabro nero, rosa di Natale) . È una pianta con rizoma grosso e nerastro e foglie lungamente picciolate, formate da 5-9 segmenti lanceolati acuti, di consistenza coriacea e persistenti durante l'inverno; lo scapo fiorale è cilindrico e carnoso, di colore rossiccio, alto fino a 40 cm e porta da 1 a 3 fiori. Specie congeneri sono Helleborus viridis (elleboro verde, elleboro falso, erba nocca) , caratterizzato da fiori verdastri e foglie caduche e Helleborus foetidus (elleboro puzzolente, cavolo di lupo), con fusto robusto, più alto dei precedenti (fino a 70 cm) e numerosi fiori penduli, a sepali petaloidi verdastri orlati di rosso. Helleborus niger e viridis trovano qualche applicazione in medicina come cardiocinetici, contenendo tra i principi attivi alcuni glucosidi cardioattivi. In passato sono stati adoperati anche come purganti drastici. Per molto tempo si è chiamato elleboro il Veratrum album.

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