Lessico

Sm. (pl. -ci o -chi) [sec. XVI; dal greco phármakon]. Composto chimico capace di produrre una o più modificazioni funzionali in un organismo sano o malato per interferenza delle sue proprietà chimiche, fisiche e chimico-fisiche con quelle della materia vivente. Per estensione, rimedio, cura.

Tipologia e classificazione

In rapporto alla provenienza i farmaci possono essere divisi in naturali e sintetici . I farmaci naturali, provenienti dai tre regni naturali, sono rappresentati da materiale bruto, oppure da materiali da cui si cerca di allontanare il più possibile le sostanze inerti, oppure ancora da preparati costituiti unicamente dai principi attivi privi di impurezze. I farmaci sintetici sono invece sostanze chimiche pure, le quali possono ripetere strutture già esistenti in natura oppure costituire entità chimiche del tutto nuove. In passato il regno vegetale forniva il maggior numero di farmaci, sostituiti con il tempo da principi attivi ottenuti per sintesi. Anche il regno animale è fonte di numerosi e importanti farmaci. L'azione farmacologica può risultare dall'aumento, dalla depressione o dalla soppressione di una preesistente attività della materia animata. Essa dipende soprattutto dalla natura chimica del farmaco, ma può esprimersi solo a determinate condizioni: dosaggio adeguato, capacità di penetrazione del farmaco nell'organismo, reattività farmacologica di quest'ultimo. Anche se nella ricerca biologica i farmaci rappresentano preziosi reattivi per lo studio del comportamento della materia vivente, essi hanno un più immediato interesse in rapporto alla loro utilizzazione in medicina per la cura delle malattie. I farmaci possono distruggere o neutralizzare gli agenti morbosi (farmaci causali o eziologici), possono bloccare i meccanismi attraverso i quali detti agenti danneggiano l'organismo (farmaci patogenetici), possono sopprimere i sintomi della malattia (farmaci sintomatici), possono infine ridurre o eliminare lo stato di sofferenza che tali sintomi producono nel malato (farmaci palliativi). D'altra parte i farmaci, proprio perché capaci di modificare attività vitali, possono agire anche in senso nocivo sull'organismo sano o malato.

Dosaggio ed effetti secondari

La possibilità che ha un farmaco di comportarsi come medicamento, come agente di malattia o come veleno dipende non tanto dalla sua natura chimica, quanto da fattori contingenti, primi tra i quali la dose utilizzata e le condizioni del soggetto trattato. In molti casi con l'aumento della dose l'attività farmacologica diventa progressivamente più intensa, altre volte compaiono invece attività che il medicamento non possiede alle normali dosi di impiego. È comunque chiaro che con l'aumento della dose aumentano le probabilità di provocare fatti dannosi o indesiderati sull'organismo. Va anche rilevato che quasi tutti i farmaci, assieme alla specifica azione che ne determina l'impiego terapeutico, possiedono molteplici effetti secondari. Pertanto, con un inopportuno trattamento farmacologico è più facile alterare strutture regolarmente funzionanti che ripristinare un equilibrio biologico alterato dalla malattia.

La sperimentazione di nuovi farmaci

L'introduzione di nuovi farmaci nella terapia umana costituisce un problema estremamente delicato e complesso, che talora richiede anni di studi e di esperimenti. Il piano delle ricerche, per esempio per un farmaco naturale, è articolato come segue: esame chimico e chimico-fisico del farmaco, comprendente l'estrazione, l'isolamento, la purificazione dei principi attivi, la determinazione della loro struttura, lo studio dei metodi di riconoscimento e di dosaggio quantitativo, lo studio dei possibili procedimenti di sintesi; studio farmacognostico (storia, classificazione, esame delle proprietà organolettiche, dell'aspetto macro- e microscopico, ecc.), con standardizzazione dei metodi di dosaggio biologico, necessari soprattutto nel caso di farmaci antiparassitari oppure di sostanze difficilmente dosabili per via chimica; indagine farmacodinamica, consistente nello studio analitico, sia in vitro sia in vivo, di tutte le possibili attività biologiche del farmaco (di cui, grazie ai moderni metodi di indagine morfologica, biochimica, biofisica e fisiologica, l'indagine farmacodinamica consente spesso di evidenziare la sede e il meccanismo d'azione); studio farmacocinetico, assorbimento per varie vie di somministrazione, distribuzione intraorganica, trasformazioni metaboliche, accumulo, escrezione, ecc.; studio dell'attività terapeutica sperimentale condotto su animali di laboratorio di diversa specie in situazioni patologiche spontanee o provocate artificialmente; studio della tossicità di singole dosi (tossicità acuta) e di trattamenti prolungati (tossicità cronica e sub-cronica); studio dei rapporti struttura-azione, da cui scaturisce talora l'opportunità di apportare determinate modificazioni nella struttura del farmaco, per esaltarne l'attività o per diminuirne la tossicità; analisi tecnico-farmaceutica, che ha lo scopo di studiare, in rapporto alle vie di somministrazione consigliate, le forme farmaceutiche più adatte e meglio conservabili nel tempo; sperimentazione clinica, che accerta sull'uomo l'effettiva validità del medicamento in confronto con il valore terapeutico dei farmaci preesistenti.

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