falisco

agg. e sm. (pl. m. -sci). Proprio dei Falisci. § Cultura falisca, civiltà che si sviluppò al confine con l'area etrusca nel territorio a N di Roma, tra il Tevere e i laghi di Vico e di Bracciano, avendo come centro la valle del Treia e come capitale Falerii Veteres. Dal punto di vista archeologico questa cultura si definisce con la prima Età del Ferro, caratterizzata da tombe a pozzo corredate da vasi ovoidali. Nei sec. VII e VI a. C. prevalgono le tombe a inumazione con corredo di vasi orientalizzanti di fabbrica greca, etrusca o locale. Carattere particolare ebbe la ceramica falisca nel sec. IV a. C., rappresentata dai cosiddetti vasi falisci. La tecnica di questo gruppo di vasi è quella delle figure rosse con forte aggiunta di colore bianco e giallino; lo stile, soprattutto nei vasi più antichi, è vicino a quello attico. Capolavori di questa produzione sono alcuni grandi vasi del Museo di Villa Giulia a Roma, fra cui il cratere con la figurazione di Eos che rapisce Cefalo sulla sua quadriga. Notevoli anche alcune coppe con iscrizioni in falisco.§ La lingua falisca è documentata da un discreto numero di iscrizioni, soprattutto funerarie e vascolari, risalenti fino al sec. VII a. C., scritte in un alfabeto fondamentalmente simile a quello latino arcaico, che risente dell'influsso della scrittura etrusca. Caratteristiche della lingua falisca sono: l'esito f, anche all'interno di parola come in osco-umbro, delle originarie consonanti indeuropeedh e bh che in latino appaiono invece come d e b, e il genitivo singolare in -osio dei temi in -o- che trova corrispondenza nella terminazione -asya dell'indiano antico, e che forse spiega l'origine del genitivo singolare della II declinazione latina.

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