Lessico

sm. [sec. XIII; dal latino pharus, dal nome dell'isola di Pharos].

1) Apparecchio di segnalazione luminosa, utilizzato per fornire sicuri punti di riferimento per la navigazione aerea e marittima, generalmente costituito da una sorgente luminosa e da un apparato ottico disposti per i fari marittimi su un'elevata costruzione eretta in punti salienti della costa e presso i porti , per i fari d'aeroporto sull'edificio più alto che di norma è la torre di controllo.

2) Per estensione, qualsiasi proiettore con luce direzionale, in particolare quelli degli autoveicoli e dei locomotori.

3) Fig., lume, guida spirituale e morale.

Marina

Il primo faro del quale si abbiano sicure notizie è quello costruito da Sostrato di Cnido sull'isolotto di Pharos presso Alessandria d'Egitto e inaugurato nel 280 a. C. Si trattava di una torre a terrazze alta 120 m, annoverata tra le sette meraviglie del mondo, sulla cui sommità veniva di notte mantenuto acceso un fuoco di legna resinosa e di sostanze oleose, la cui luce veniva proiettata a distanza da specchi metallici. In epoca romana di tali costruzioni ne esistevano presso molti porti del Mediterraneo e sulla Manica; all'opera di Sostrato si ispirarono anche le costruzioni successive come la Torre della Meloria (costruita per la prima volta nel 1154) e la Lanterna di Genova (costruita nel 1139 e la cui ultima ricostruzione risale al 1543), fino alla Statua della Libertà di New York e al Faro della Vittoria di Trieste. Con lo sviluppo della tecnica sono stati migliorati sia le strutture dell'edificio sia il sistema ottico, costituito fino a circa la metà del sec. XVIII da specchi sferici, successivamente da specchi parabolici (Borda) e quindi da apparati diottrici (Fresnel). Questi ultimi, che consentono di ottenere un elevato rendimento luminoso concentrando la maggior parte della potenza luminosa in una determinata direzione, sono generalmente formati da una lente di Fresnel posta tra anelli di prismi catadiottrici ed eventualmente da specchi sferici diottrici posteriori . La luce dei fari moderni viene fornita da normali lampade a incandescenza di potenza relativamente ridotta (100-1000 W) o, in alcuni casi, da sistemi a led con controllo elettronico. Inizialmente alimentati con lampade ad acetilene, i fari sono oggi alimentati da corrente elettrica; solo in pochi casi (impossibilità di allacciamenti diretti o di installazione in loco di gruppi elettrogeni) si adottano sistemi fotovoltaici o, più raramente, eolici, mentre nuove tecnologie (energie alternative) sono in sperimentazione in Italia e in Germania. I fari sono classificati in: fari d'altura (costituiscono, appunto, ausilio alla navigazione in alto mare), fari costieri (idem per la navigazione costiera), fari d'atterraggio (indicano la direzione da seguire per avvicinarsi ad un porto), fari d'allineamento e fari, fanali e segnali di porto (costituenti ausilio alla navigazione in ambito portuale) altri fari sono, infine, impiegati per usi particolari quali l'indicazione di canali, linee di separazione del traffico marittimo, pericoli per la navigazione, impianti di maricoltura, riserve marine ecc.. L'intero complesso delle apparecchiature e segnali descritti prende il nome di “Sistema di Segnalamento Marittimo”. Attributi importanti di un faro sono la portata e la caratteristica luminosa. La prima, distinguibile in portata luminosa, funzione dell'intensità della sorgente e della trasparenza dell'atmosfera, e in portata geografica, funzione delle altezze sul livello del mare della sorgente luminosa e dell'osservatore, dà la distanza alla quale può essere visto il faro (da 25 a 40 miglia per i grandi fari). La seconda, costituita per ciascun faro da una particolare durata e sequenza di impulsi luminosi (luci) e di buio (eclissi), oppure da una speciale colorazione della luce (rossa o verde), rappresenta il segno distintivo del faro e lo rende facilmente riconoscibile. La caratteristica luminosa si può ottenere facendo ruotare attorno alla sorgente il sistema ottico o anche uno schermo opaco, oppure facendo variare l'intensità della sorgente fino ad accenderla e spegnerla con le cadenze previste (faro a intermittenza). La probabile distanza di avvistamento di un faro in condizioni di buona visibilità è definita come “portata nominale”: questa si calcola in base alla distanza massima alla quale sia visibile il faro quando la trasparenza atmosferica è pari a 18,5 chilometri. La portata nominale consente di definire meglio la posizione della nave rispetto al faro in quanto basta consultare le tabelle riportate sui documenti nautici dopo aver stabilito la visibilità (trasparenza) atmosferica in base ai dati forniti dai bollettini meteo e dalle stazioni marittime locali .

Aeronautica

Il faro d'aeroporto, designato internazionalmente con la sigla ABN (Aerodrome Beacon), è un proiettore a due luci, una bianca e una verde, rotanti a velocità costante. La sua installazione è facoltativa e di scarsa utilità pratica da quando il volo notturno è stato praticamente ristretto alle sole operazioni strumentali con metodi basati su sistemi radioelettrici. Quando è presente su un aeroporto viene normalmente accoppiato a un altro faro (faro di identificazione; designazione internazionale IBN, Identification Beacon), situato a una certa distanza, a luce bianca intermittente che indica un gruppo alfabetico di una, due o tre lettere, esprimente il nominativo (in codice Morse) di identificazione dell'aeroporto, come pubblicato sugli appositi bollettini per gli aeronaviganti. Viene chiamato faro d'atterraggio il proiettore montato a bordo di un aeromobile, atto a illuminare il suolo durante l'atterraggio e nel corso del rullaggio a terra.

Diritto

La determinazione della posizione dei fari e dei fanali, così come la prescrizione della loro portata e delle caratteristiche distintive della luce, sono di competenza della Marina Militare (Servizio Fari). L'organizzazione del Servizio Fari è disciplinata dalla legge 25 maggio 1990, n. 131 del e dal decreto legislativo 24 febbraio 1992, n. 337. Le spese per la costruzione e la manutenzione dei fari marittimi sono attribuite allo Stato, alle regioni, alle province e ai comuni come le altre spese relative ai porti (Legge del 2 aprile 1885, n°3095 e successive modificazioni). Sono invece interamente a carico dello Stato le spese per i fari dei porti di prima categoria, i segnalamenti di secche o punti pericolosi lungo le coste o in alto mare. La manutenzione ordinaria degli immobili è affidata al genio militare per la Marina, quella straordinaria al Ministero delle Infrastrutture, mentre quella dei segnalamenti al Servizio Fari della Marina Militare; i segnalamenti minori, per la sola manutenzione, sono spesso affidati a enti pubblici e privati che utilizzano il segnalamento stesso.

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