Definizione

sf. [sec. XIX; dal greco gastḗr gastrós, ventre+-ite]. Termine medico che definisce qualsiasi fatto flogistico a carico dello stomaco; si fa spesso abuso di tale definizione e la si utilizza per indicare disturbi quali indigestione, pirosi o bruciori di stomaco. È comunque un'indiscussa patologia clinica e anatomica che si suddivide in forme acute e croniche.

Gastriti acute

Le acute sono infiammazioni della mucosa gastrica legate ad agenti eziologici di varia natura; la varietà più significativa è la acuta erosiva o emorragica, in cui la mucosa presenta all'accertamento endoscopico infiammazione diffusa ed erosioni multiple, spesso sanguinanti; le cause sono varie, ma le principali sono farmaci (acido acetilsalicilico, indometacina ecc.), alcol, ustioni, shock, interventi chirurgici, presenza di gravi malattie. Il quadro clinico più significativo è costituito da ematemesi e melena che, se cospicue, possono essere responsabili di anemia acuta e shock emorragico.

Gastriti croniche

Le croniche comprendono un ampio gruppo di lesioni che vanno dalla forma superficiale a quella profonda, alla gastrite atrofica fino all'atrofia gastrica; possono essere distinte in due gruppi: atrofiche e ipertrofiche. Nella forma superficiale è frequente il riscontro di Helicobacter Pylori, responsabile di molti casi di gastrite non erosiva; la forma superficiale è in genere accompagnata da sintomi aspecifici, mentre quella profonda è più spesso sintomatica. Le gastriti atrofiche comprendono: la atrofica del fondo e del corpo, che sarebbe dovuta a una reazione autoimmunitaria il cui bersaglio è costituito dalle cellule parietali della mucosa gastrica; tale eziopatogenesi verrebbe confermata dalla familiarità e dalla frequente associazione con malattie a origine autoimmune; la atrofica pilorica, piuttosto frequente e per lo più asintomatica, provocata da reflusso del contenuto duodenale nello stomaco attraverso il piloro; infatti i sali biliari provenienti dal duodeno esercitano sulla mucosa gastrica un effetto lesivo analogo a quello dell'acido acetilsalicilico e di altre sostanze; forme rare di gastriti sono la malattia di Ménétrier, una gastrite ipertrofica in cui si ha un aumento di numero (non di volume) delle cellule della mucosa gastrica, per cui le pliche della mucosa sono ispessite e tortuose così che la superficie interna dello stomaco assume un aspetto cerebriforme, la granulomatosa (che può esserre associata a sarcoidosi ed enterite regionale) e la a eosinofili (caratterizzata da un infiltrato di eosinofili soprattutto nella mucosa).

Sintomatologia e terapie

La sintomatologia nelle gastriti acute è costituita da dolori e crampi epigastrici, nausea e vomito alimentare, con possibile presenza di sangue nelle forme erosive; nelle forme croniche sono frequenti nausea, vomito mattutino, anoressia, senso di peso, gonfiore e dolenzia gastrica con eruttazioni postprandiali e pirosi. La terapia deve innanzitutto essere causale, evitando i cibi irritanti, le bevande alcoliche, i farmaci gastrolesivi ecc., e si avvale di farmaci quali antiacidi, H2-antagonisti, inibitori della pompa protonica. Quando indicato, si ricorre anche alla terapia eradicante di Helicobacter pylori.

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