i (lettera dell'alfabeto)
IndiceDescrizione generale
sf. o m. Nona lettera e terza vocale dell'alfabeto italiano. Può indicare la vocale i (ira, lira) o la semivocale i (iena, notaio) . In quest'ultimo caso si è anche usata in italiano la grafia j (jena, notajo) che però oggi si tende a evitare; del resto la distinzione di i vocalico e i semivocalico non è fonematica, non esistendo in italiano coppie di parole che si distinguono per la diversa articolazione dei due suoni che sono semplici allofoni di un unico fonema, il quale assume appunto un valore semivocalico solo in determinate posizioni. Perciò nella presente opera si è generalmente usato il segno i anche nel caso di nomi di persona e di luogo (Iacopo, Iesolo) in cui si può ancora trovare la grafia j (Jacopo, Jesolo). La lettera i può anche essere in italiano un semplice segno diacritico usato nei digrammici, gi (ciascuno, giallo) e nei trigrammigli, sci (figlio, sciame). La i è la vocale più chiusa della serie palatale o anteriore: essa viene infatti articolata con la ritrazione e il massimo avvicinamento delle labbra, mentre la lingua sollevandosi verso il palato anteriore convoglia la corrente vocalica nella parte più avanzata di esso.
Linguistica
La lettera I dell'alfabeto latino deriva dalla corrispondente lettera Ι(iôta) dell'alfabeto greco, che a sua volta risale al segno fenicio w. In latino classico la vocale i poteva essere breve (í) o lunga (ī) e i due suoni costituivano due fonemi distinti: dícō (io dedico), dīcō (io dico). La diversa quantità della vocale comportava una pronuncia più aperta della breve e una pronuncia più chiusa della lunga, cosicché, perdutasi nel latino volgare l'opposizione quantitativa, l'originaria ī rimase i mentre l'originaria í divenne una e chiusa confondendosi con l'originaria ē. Perciò nelle parole italiane di tradizione ininterrotta si trova in sillaba tonica la vocale i in corrispondenza di una ī del latino classico (dico, latino dīcō) e la vocale e chiusa in corrispondenza di una í del latino classico (detto, latino díctus). La semivocale i latina diventa in italiano gi, ggi in posizione intervocalica (gioco dal latino iocus, peggio dal latino peius), ma resta in molti dialetti meridionali e sardi (jocu, peju). In molti casi si è sviluppata in italiano una i semivocale secondaria o per dittongazione di un'originaria ĕ (siede, latino sĕdet), o per la risoluzione di diversi nessi consonantici.