idrovolante

sm. [sec. XX; idro-+ppr. di volare]. Velivolo capace di decollare da uno specchio d'acqua e di scendervi (ammaraggio). Gli idrovolanti rispondono a due formule costruttive fondamentali: quella a galleggianti e quella a scafo centrale. Gli idrovolanti del primo tipo possono considerarsi sostanzialmente derivati dagli aeroplani mediante la sostituzione del carrello con galleggianti opportunamente profilati. La formula a scafo centrale, generalmente adottata sugli idrovolanti di maggiori dimensioni, fa invece ricorso a fusoliere con fondo a tenuta stagna e chigliato, per consentire il galleggiamento e la traslazione (flottaggio) dell'aeromobile in acqua. Mentre durante il volo l'idrovolante non presenta sostanziali differenze nei confronti dell'aeroplano, il suo decollo è invece una manovra piuttosto complessa, durante la quale l'idrovolante passa da condizioni di sostentamento statico, basate sulla spinta idrostatica e comuni quindi a quelle dei natanti, a condizioni di sostentamento idrodinamico, tipiche di velocità di traslazione sufficientemente elevate. Per facilitare il passaggio dalle condizioni di sostentamento idrostatiche a quelle idrodinamiche sia i galleggianti sia lo scafo centrale di un idrovolante vengono dotati di chiglia con un gradino (più raramente due) trasversale, situato in prossimità della verticale baricentrica del velivolo. Utile è anche l'adozione di bordini, applicati ai fianchi dello scafo o dei galleggianti che, oltre ad assolvere funzioni di paraspruzzi, facilitano il sostentamento idrodinamico. Il fondo dei galleggianti e degli scafi è soggetto a pressioni considerevolmente elevate nel flottaggio ad alta velocità e durante l'impatto con l'acqua che si verifica all'ammaraggio: il fasciame deve avere quindi adeguato spessore ed essere opportunamente irrobustito da un fitto complesso di diaframmi trasversali (madieri) e correnti longitudinali. Per rendere più graduale l'impatto con l'acqua e facilitare la dissipazione dell'energia cinetica dell'idrovolante in fase di ammaraggio, attraverso l'agitazione dell'acqua su cui l'idrovolante si posa, al fondo degli scafi e dei galleggianti viene data una configurazione chigliata, che è peraltro poco conveniente ai fini di una facile sostentazione idrodinamica, che risulterebbe invece facilitata da un fondo piatto. Dopo la grande diffusione nel periodo fra le due guerre mondiali, l'impiego dell'idrovolante ha subito un rapido declino per varie ragioni di ordine tecnico, fra le quali la minore efficienza aerodinamica rispetto all'aeroplano per l'impossibilità di ovviare alla resistenza dei galleggianti e dello scafo e l'insuperabile limitazione d'impiego, derivante dalla necessità di operare da specchi d'acqua tranquilli e ben riparati. Anche se a quest'ultima limitazione ovvia in parte l'idrovolante anfibio (idrovolante a scafo centrale dotato di carrello retrattile), l'idrovolante è adibito a compiti limitati ed estremamente specializzati (ricerca di sommergibili, sorveglianza costiera, soccorso marittimo, ecc.) nei quali tuttavia subisce anche la concorrenza dell'elicottero. Tra questi ultimi il principale impiego è quello antincendio, per il quale sono state dapprima modificate macchine già esistenti (PBY Catalina) e quindi appositamente concepite macchine(Canadair CL 215 e 415) in grado di prelevare il liquido estinguente direttamente da specchi d'acqua di adeguate dimensioni durante la fase di flottaggio veloce, eliminando così la necessità di tornare alla base per il rifornimento delle cisterne. § Secondo la Convenzione di Parigi del 1919 gli idrovolanti durante il loro movimento sulle acque sono equiparati alle navi. Nel corso del volo si considerano a tutti gli effetti aeromobili e in quanto tali sono soggetti alle relative norme e convenzioni internazionali.

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