infertilità

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Lessico

sf. inv. [sec. XX; dal latino tardo infertilǐtas-ātis]. Sterilità, improduttività.

Medicina

Nei Paesi occidentali (Italia compresa), nell'ultimo decennio del Novecento, diverse indagini epidemiologiche hanno mostrato come ogni anno ben 60-80.000 coppie, vale a dire il 20-25% delle 300 mila nuove coppie, non riescono ad avere un figlio per problemi di sterilità vera e propria di uno dei due partner o per difficoltà al concepimento. Si tende così ad attribuire la responsabilità dell'incapacità a procreare per un buon 40% a un deficit della componente maschile e per un altro 20% alla sovrapposizione di fattori maschili e femminili. In altre parole l'infertilità di una coppia può a volte essere causata per il 60% da un'infertilità di natura maschile. La metà dei casi di infertilità di coppia dipende da problemi fisiologici (ostruzione parziale o totale delle tube o scarsa produzione di estrogeni nella donna, scarsa o nulla produzione di spermatozoi da parte dell'uomo); in un numero non irrisorio di casi si è invece in presenza di una fertilità potenziale, quando l'uomo non ha rapporti sessuali per motivi psicologici o sessuali o ha problemi eiaculativi (per esempio eiaculazione retrograda sopraggiunta per danni neurologici); l'età fa inoltre la sua parte, in quanto con il trascorrere degli anni la concentrazione di testosterone nel sangue diminuisce e la quantità del seme non è più delle migliori; le infezioni batteriche danno problemi di infertilità a due uomini su dieci; il varicocele, compromettendo la vena spermatica e innalzando la temperatura dello scroto, è tra le prime cause di sterilità maschile; il criptorchismo, cioè la mancata discesa dei testicoli, compromette la qualità del liquido seminale; le alterazioni degli ormoni FSH, del testosterone e dell'LH possono impedire la maturazione dello sperma; non sono da trascurare neppure le anomalie della costituzione dei cromosomi, presenti nel 5-6% degli uomini infertili, che portano alla produzione per esempio di spermatozoi immobili perché senza ciglia (sindrome di Kartagener) o di spermatozoi a “testa tonda” cioè privi dell'acrosoma, struttura posta al vertice dello spermatozoo ricca di enzimi capaci di distruggere la zona pellucida intorno alla cellula uovo e iniziare la fecondazione; il resto comprende casi definiti “inspiegabili” e in parte casi legati a problemi immunologici, sui quali la ricerca medica si è concentrata. Questi ultimi si verificherebbero attraverso la produzione di anticorpi da parte dell'organismo maschile contro i propri spermatozoi o da parte dell'organismo femminile contro gli spermatozoi stessi. Nel primo caso si tratta di una reazione autoimmune, in quanto gli spermatozoi vengono prodotti a partire dall'età puberale; sono quindi elementi in un certo senso estranei allo stesso organismo maschile, che fino a quel momento non li ha prodotti. Esistono protezioni biochimiche che impediscono tale autoaggressione, ma quando tali protezioni vengono a mancare l'organismo maschile può attivare difese contro i suoi propri spermatozoi. Nel secondo caso l'organismo femminile produce difese contro il seme, che resta qualcosa di estraneo, attivando cellule immunitarie che si legano alla superficie degli spermatozoi e ne impediscono l'adesione sull'ovocita. Quanto alle infertilità definite “inspiegabili” la ricerca medica ha individuato una proteina, detta PH-30, presente sulla superficie degli spermatozoi e considerata responsabile dell'unione chimica dello spermatozoo con l'ovulo, attraverso un sistema di adesione ai recettori presenti sulla superficie dell'ovulo non dissimile dal meccanismo biochimico con cui un virus entra in una cellula da infettare. Una carenza di questa proteina impedirebbe la fecondazione. L'aumento delle infertilità di coppia è attribuito infine anche a fattori ambientali (inquinamento e mutate abitudini di vita), sulla base di indagini che concordemente mostrano come nei Paesi industrializzati negli ultimi cinquant'anni del Novecento il numero medio di spermatozoi prodotti dall'uomo si sia più che dimezzato. Negli anni Venti il numero medio di spermatozoi prodotti da un uomo era di 100 milioni per millilitro di liquido seminale. Negli anni Cinquanta si era ridotto a 60 milioni; a fine secolo è stato stimato tra i 40 e i 30 milioni. Inoltre, anche la motilità degli spermatozoi è andata riducendosi. Sulle cause di questo fenomeno sono stati ipotizzati fattori ambientali quali la diffusione di pesticidi in agricoltura, l'uso di ormoni nell'allevamento del bestiame da macello, l'abuso di medicinali, il fumo di tabacco e sostanze inquinanti in genere.L'infertilità femminile, invece, è rimasta percentualmente più stabile nel tempo anche se la diffusione di malattie sessualmente trasmesse ha aumentato l'incidenza di alterazioni anatomiche dovute a infiammazioni croniche. Tra le cause di infertilità è da segnalare anche l'innalzamento dell'età media del primo figlio, tipica dei Paesi sviluppati: poiché anche la fertilità femminile risente dei cambiamenti ormonali legati all'età, tale fenomeno ha fatto sì che, al momento del concepimento, un numero più elevato di donne incontri qualche difficoltà. Lo sviluppo di tecniche di fecondazione assistita ha permesso di risolvere circa un quarto dei casi di sterilità.

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