Lessico

sm. [sec. XIV; dal latino instinctus-us, da instinguĕre, eccitare]. Impulso naturale che spinge a compiere una serie di atti utili alla conservazione dell'esistenza dell'individuo e a seguire un dato comportamento: l'istinto materno, l'istinto sessuale. Per estensione, inclinazione naturale, tendenza innata; indole: ha l'istinto del musicista; è un uomo di istinti generosi.

Psicologia

In linea generale viene detto istinto un comportamento (o un insieme di comportamenti coordinati e convergenti a uno scopo) generato da una tendenza interna e diretto verso un fine biologico preciso. Secondo alcuni il nome va invece riservato alla tendenza ad agire e i comportamenti che ne risultano vengono detti attività istintive. Ciò che di massima unifica tutte le varie definizioni date dell'istinto è il fatto di considerarlo comunque qualcosa di innato, legato ereditariamente alla specie e indirizzato verso dei fini biologicamente utili (riproduzione, conservazione dell'individuo, ecc.). Il concetto di istinto ha però ricevuto una diversa veste all'interno delle dottrine evoluzioniste. Secondo Ch. Darwin ciò che contraddistingue l'attività istintiva negli animali è il fatto che essi possano compiere determinate azioni senza alcuna esperienza precedente e senza consapevolezza delle effettive finalità biologiche di tali attività. Esistono cioè, secondo Darwin, comportamenti relativamente stereotipati che si conservano proprio in funzione dell'evoluzione della specie, eventualmente attraverso minime variazioni di comportamenti preesistenti. Però è all'inizio del sec. XX che lo studio degli istinti riceve il massimo impulso. Lo studioso più legato a questo concetto è lo psicologo inglese W. McDougall, che definì l'istinto come “una disposizione psicofisiologica innata che determina chi la possiede a percepire o porre attenzione a determinati oggetti, a provare un'eccitazione emotiva di una determinata qualità nel percepire un certo oggetto, e ad agire o almeno a provare un impulso ad agire riguardo a esso”. McDougall distinse inoltre tredici principali istinti, da cui deriverebbero per apprendimento le abitudini. Le concezioni di McDougall, comparse nel 1908, furono però duramente criticate soprattutto dagli psicologi americani, di impronta prevalentemente empirista.

Psicanalisi

La dottrina degli istinti, che costituisce uno degli aspetti più importanti del pensiero di S. Freud, ha subito notevoli modificazioni nel corso della vita di questo autore. Nella sua formulazione definitiva vengono distinti gli istinti di vita (o Eros) e gli istinti di morte (o Thanatos). Gli istinti, secondo Freud, rappresentano le esigenze di ordine somatico dell'organismo. Essi possono rivolgersi sia verso l'individuo sia verso l'esterno. L'istinto di vita, che rappresenta la tendenza alla conservazione, si esprime attraverso la libido, energia sessuale, e questa potrà volgersi all'individuo (libido narcisistica), finalizzata alla conservazione dell'individuo stesso; o all'esterno (libido oggettuale), finalizzata alla conservazione della specie. Analogamente l'istinto di morte, che rappresenta la tendenza di tutto ciò che è organico a tornare allo stato inorganico, può esprimersi verso l'individuo (autoaggressione) o verso l'esterno (eteroaggressione).

Etologia

È forse il termine più contestato e discusso, del quale manca ancora una definizione concettuale univoca. Nella casistica più comune, sono stati attribuiti all'istinto: schemi di azioni stereotipati e specie-specifici; impulsi a compiere certe funzioni biologiche come riprodursi, migrare, ecc.; meccanismi interni controllati geneticamente per assumere comportamenti specie-specifici; azioni significative che gli animali sono capaci di compiere correttamente fin dalla prima volta e senza consapevolezza delle loro funzioni. Una delle definizioni più classiche fu tentata da Tinbergen, che intendeva per istinto “un meccanismo nervoso organizzato gerarchicamente, sensibile a certi impulsi innescanti, scatenanti e indirizzanti provenienti sia dall'interno che dall'esterno e che risponde a questi impulsi con movimenti coordinati che contribuiscono alla conservazione dell'individuo e della specie”. Altri importanti studiosi del comportamento hanno dato definizioni sostanzialmente concordanti con questa, tuttavia, poiché il termine istinto è stato storicamente impiegato per esprimere nozioni diverse, la maggior parte degli etologi tende a usarlo il meno possibile. Quando è usato, tuttavia, esso generalmente connota l'attivazione di un meccanismo interno, che si esprime in sequenze ordinate di movimenti, da parte di un meccanismo scatenante che controlla la scarica di una determinata pulsione. § Gerarchia degli istinti, sequenza ordinata di comportamenti non appresi tutti rivolti allo stesso fine. Secondo Tinbergen l'ordinamento degli istinti riflette l'organizzazione funzionale del sistema nervoso centrale. § Nei Mammiferi e in altri Vertebrati viene definito istinto materno il comportamento che porta alla cura dei giovani della stessa specie. È noto che questo comportamento è influenzato dall'ormone prolattina.

Bibliografia

N. Tinbergen, The Study of Instinct, Oxford, 1951; R. Fletcher, Instinct in Man, Londra, 1957; G. Viand, Les instincts, Parigi, 1959; G. Polifroni, L'istinto. Le proprietà e la dinamica, Siena, 1989.

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