jōruri

s. giapponese Nel significato più generale il termine indica un racconto recitato con un accompagnamento musicale, che a partire circa dalla fine del sec. XVI venne fornito da uno strumento a corde suonato con l'aiuto di un plettro e conosciuto come shamisen. Più specificamente, jōruri indica il teatro dei burattini (ningyō jōruri, ningyō geki), nato dalla collaborazione di tre elementi fondamentali (i burattini, il declamatore, lo shamisen) e sviluppatosi all'inizio del sec. XVII in parallelo, e spesso in competizione, con il teatro kabuki. Il nome deriva da uno dei primi racconti cavallereschi declamati dai cantastorie girovaghi del sec. XV (mekura-hōshi), la cui protagonista è una dama chiamata Jōruri (lapislazzuli). Con il passare del tempo i drammi del teatro jōruri si differenziarono in drammi storici (jidaimono, in 5 atti) e di ambiente contemporaneo (sewamono, in 3 atti), anche se molto spesso i due generi finirono per mescolarsi. Il jōruri, che conobbe il suo momento di massimo splendore grazie allo scrittore Chikamatsu Monzaemon, sopravvive sotto il nome di bunraku, derivato dalla troupe del burattinaio Uemura Bunrakuken, attivo a Ōsaka verso la fine del sec. XVIII.

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