latitudinàrio

agg. e sm. [sec. XIX; dall'inglese latitudinarian, che risale al latino latitūdo, larghezza]. Ciascuno degli appartenenti al gruppo di teologi anglicani che nel sec. XVII si proponevano d'introdurre nella Chiesa d'Inghilterra uno spirito più liberale, distante sia dal dogmatismo e dal tradizionalismo della Chiesa Alta, sia dal fanatismo dei puritani e dei dissidenti. Essi attribuivano scarsa importanza alle dottrine particolari, alle forme del culto e all'organizzazione ecclesiastica, dichiarando sufficiente la fede nelle fondamentali verità della rivelazione biblica e per quanto riguarda la salvezza inclinando all'universalismo (la salvezza è di tutti). Il movimento si ricollegava al razionalismo dei platonici di Cambridge, che lo sostennero con esponenti prestigiosi quali R. Cudworth, H. More, B. Whicheote e A. Bury. Per tutta la prima metà del sec. XVIII il latitudinarismo informò di sé la filosofia religiosa e rappresentò la forza mediatrice di una società alla ricerca di un equilibrio politico e religioso dopo la scossa rivoluzionaria del 1688-89, ottenendo largo successo di proseliti ed esercitando un notevole influsso culturale sul Settecento inglese.

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