località

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sf. [sec. XVI; da locale (aggettivo), con influsso del francese localité].

1) Luogo della superficie terrestre soprattutto in riferimento alla sua posizione geografica e alle caratteristiche locali e ambientali: una località collinare, lagunare, marina, montana; è un'usanza tipica di quella località.

2) Nelle classificazioni geografiche si usa spesso con valore generico per indicare zone non meglio definibili con eventuale presenza di nuclei abitati o anche per designare singole parti di un'unità specifica: le varie località di un paese, di una regione, ecc. § Località centrale, luogo che, per capacità produttiva e dotazione terziaria, è in grado di fornire beni e servizi al territorio circostante (e dunque alla popolazione ivi insediata), che viene a gravitare sul luogo medesimo, costituendone l'area di influenza. I limiti di quest'ultima sono individuati dalla portata dei beni e servizi forniti, ovvero dalla distanza massima che l'utente è disposto a superare per accedervi. La “teoria delle località centrali” fu proposta, per la prima volta in modo formalmente compiuto, dal geografo tedesco W. Christaller e successivamente perfezionata da altri, fra cui si ricorda A. Lösch.§ Nelle scienze naturali, è detta località tipo una località che, per suoi aspetti caratteristici, assume una particolare rilevanza scientifica. In particolare: A) in geologia, luogo dove affiorano uno o più litotipi o un limite geologico sulla base dei quali vengono designate delle unità stratigrafiche. L'istituzione di una località tipo è necessaria per un sicuro riconoscimento della stessa unità litostratigrafica quando essa affiori in altri luoghi. B) In paleontologia, luogo da cui provengono resti fossili sulla base dei quali si istituisce un nuovo taxon.