lui

pron. pers. m. [sec. XIII; latino volg. illūi, per il classico illi, dat. di ille, quello, lui]. Forma complementare tonica del pron. di terza pers. sing. egli; si usa nei compl. introdotti da prep. e come compl. oggetto quando gli si vuol dare particolare rilievo: vado con lui; io non dipendo da lui; fallo per lui; voglio proprio lui. Come compl. di termine nell'uso lett. si trova anche senza la prep. a: “rispuos'io lui con vergognosa fronte” (Dante). Nell'uso burocratico: i di lui fratelli, i suoi fratelli. Si usa freq. come soggetto al posto di egli, in particolare quando è posto dopo il verbo (deciderà lui il da farsi) o in contrapposizione con altro soggetto (tu sei d'accordo, lui no), in frasi ellittiche o esclamative (lui così giovane?; povero lui!); nelle comparazioni e dopo neppure, nemmeno, perfino, e simili (la penso come lui; nemmeno lui lo sa), quando è soggetto di un verbo di modo indefinito (accettando lui, la cosa sarebbe risolta), in funzione predicativa (dopo la morte della madre non sembra più lui). Con valore di sm., la persona, specialmente considerata negli aspetti del suo carattere. Fam., l'uomo amato: è triste perché il suo lui non è arrivato.

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