ménte

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sf. [sec. XIV; latino mens mentis].

1) Il complesso delle facoltà o funzioni intellettive e psichiche dell'uomo: una mente riflessiva, calcolatrice; affaticare la mente; mente sconvolta dal dolore; agire a mente lucida, fredda, serena, con lo spirito sgombro da timori, turbamenti o pregiudizi, in piena padronanza di sé; malato di mente, affetto da qualche turba psichica e quindi non in grado di usare la facoltà razionale. Spesso contrapposta al corpo considerato come componente fisica dell'uomo: una mente fragile in un corpo florido;mente sana in corpo sano, traduzione della loc. latina mens sana in corpore sano.

2) In particolare, la sede e l'attività del pensiero: non so cosa gli sia venuto in mente; avere la mente confusa, non avere le idee chiare; confondere la mente, influenzare le idee di qualcuno con teorie erronee, con notizie false. Quindi attenzione, concentrazione intellettuale: porre mente a qualche cosa, soffermarsi a considerarla attentamente; far mente locale, concentrarsi su un determinato argomento.

3) Con sensi estens.: A) intelligenza, ragione, capacità intellettiva: bisogna aguzzare la mente; sono misteri che superano la mente umana; aprire la mente a qualcuno, metterlo in condizione di comprendere con chiarezza. Per metonimia, persona dotata di intelligenza; cervello, ingegno: una delle menti più acute del nostro tempo. B) Fantasia, immaginazione: letture che esaltano la mente dei giovani. C) Memoria: il ricordo del padre è sempre vivo nella mente dei figli; a mente, a memoria; mettersi, ficcarsi bene in mente una nozione, capirla e studiarla in modo da possederla pienamente; rievocare, richiamare alla mente, ricordare; venire in mente, affacciarsi alla memoria. D) Intenzione, proposito: mutare mente; avere in mente di fare qualche cosa, averne l'intenzione. Nell'uso burocratico: a mente del primo articolo, in conformità, secondo quanto dispone il primo articolo.

4) In filosofia, Sant'Agostino considera la mente come memoria, in cui l'essere permane come immagine di Dio; Cusano riconosce alla mente capacità di misurare la realtà, essendo la verità attingibile come proporzione. A partire da Cartesio la mente è congiunta con la ragione quale suo atto diretto.

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