messale

sm. [sec. XIV; da messa1]. Libro liturgico contenente le formule e le prescrizioni rituali per la celebrazione della messa durante l'anno. Si distingue, secondo il rito, in messale romano, ambrosiano, mozarabico, ecc. I primi esemplari rudimentali di messale sono dei sec. VII-X. Fissato in una prima edizione tipica dal Concilio di Trento nel 1562, uscì nella prima edizione ufficiale nel 1570. Il messale romano ha subito poche modifiche da allora in poi, a opera di Clemente VIII, Urbano VIII, Leone XIII e Pio X, nonché per l'aggiunta di messe dei nuovi santi. Il messale propriamente detto è costituito dal Proprium missarum, suddiviso in tre parti: De tempore, per le feste mobili; De sanctis, per quelle fisse; Commune sanctorum, seguito da messe votive, dalle orationes ad libitum e dalle messe dei defunti. Il Concilio Vaticano II ne ha promosso una nuova rifusione e Paolo VI con la costituzione apostolica Missalis Romanus del 1969 l'ha affidata al Consilium ad exequendam Constitutionem de S. Liturgia. In particolare le innovazioni sono state: la preghiera eucaristica arricchita di numerosi prefazi e di tre nuovi canoni; la semplificazione dei riti; il riordino delle letture bibliche con un vasto florilegio; profonde modificazioni al Proprium de tempore, al Proprium de sanctis; l'aumento delle orazioni e loro corrispondenza con i bisogni dei tempi; la restaurazione del salmo responsoriale; l'adattamento delle antifone all'introito e alla comunione, nelle messe lette.

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