midhrāsh o midrās

sm. ebraico. Il complesso dei commenti rabbinici al testo biblico. Il midhrāsh si esprime in due forme: hălākāh (cammino) o interpretazione giuridica della legge per dedurre una norma pratica di vita; haggādāh (esposizione), che verte sulla dottrina, la morale o la narrazione edificante. In origine il midhrāsh era costituito dal commento orale, che seguiva (nelle riunioni del sabato alla sinagoga) alla lettura della Bibbia. Con il sec. III d. C. il midhrāsh fu messo per iscritto e per molto tempo il commento si limitò quasi esclusivamente alla parte giuridica (hălākāh) facendo oggetto della propria considerazione l'Esodo, il Levitico, i Numeri e il Deuteronomio. Il commento dottrinale o morale (haggādāh) iniziò con il sec. VI e prese a suo oggetto i libri del Pentateuco e i meghillot (i cinque libri: Cantico dei Cantici, Ruth,Lamentazioni,Ecclesiaste,Ester). Secondo l'ordine cronologico i midhrāsh sono detti: tanaitici (sec. I-III), amoraici (sec. III-V), postamoraici (sec. V e seguenti). Per il contenuto i tanaitici sono normativi; gli amoraici narrativi con alcune parti esegetiche (Genesi, Lamentazioni) od omiletici (letture sabbatiche dal Pentateuco, Levitico); i postamoraici sono invece costituiti da molti libri dell'Antico Testamento. La norma pratica dell'hălākāh rimase insegnamento vivo della legge fino a quando fu permeata dallo spirito religioso, che informava i libri profetici, ma s'isterilì poi in norme esteriori senza vero slancio religioso. L'haggādāh esercitò per molto tempo un fascino potentissimo sul popolo diventando l'alimento principale del suo sentimento religioso con la ricchezza delle sue narrazioni, delle parabole delle parti omiletiche e ricreative. Essa ha ormai perduto gran parte della sua efficacia riducendosi a una raccolta di prediche e di studi storici e scientifici.

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