Lessico

agg. e sm. (pl. m. -ci) [sec. XVII; da monarchia].

1) Agg., proprio della monarchia: regime, governo monarchico.

2) Retto a monarchia: l'Italia fino al 1946 fu una nazione monarchica.

3) Agg. e sm. (f. -a), sostenitore della monarchia: corrente monarchica; le aspirazioni dei monarchici.

Partiti monarchici

Partiti che sostengono la superiorità della forma monarchica dello Stato e ne difendono l'istituzione. Nella storia dell'Italia risorgimentale e postrisorgimentale, non esistettero partiti monarchici nel senso moderno del termine (cioè come forze politiche organizzate e differenziate rispetto alle altre forze), in quanto tutti i partiti rappresentati in Parlamento si professavano formalmente monarchici.Solo dopo il crollo del fascismo e la liberazione dell'Italia centrale, le forze monarchiche costituirono il Partito Democratico Italiano (1944) attraverso cui cercarono di impedire che venisse indetto il referendum istituzionale, paventando, come in effetti avvenne, l'abolizione della monarchia screditata da un ventennio di compromessi con la dittatura. In seguito alla sconfitta del 2 giugno 1946, i monarchici vennero riorganizzati da A. Covelli nel Partito Nazionale Monarchico (PNM; 1947) e parteciparono alle elezioni politiche, ma con scarsi consensi (2,8%). Per tutta la legislatura rimasero all'opposizione, ponendosi all'estrema destra dello schieramento parlamentare con un programma socialmente conservatore e nazionalista. Alle elezioni del 1953 il PNM ottenne un discreto successo: con il 6,9% dei voti, raccolti in massima parte nel Meridione, ebbe 40 deputati e 14 senatori eletti. Fu questo rafforzamento parlamentare che rese possibile l'inserimento del PNM nell'area governativa (gabinetto Pella, agosto 1953-gennaio 1954; gabinetto Zoli, maggio 1957-giugno 1958). Però già dal 1954 il gruppo napoletano, guidato dall'armatore A. Lauro, defezionò dal partito e fondò il Partito Monarchico Popolare (PMP). Alle elezioni del 1958 i due partiti concorrenti persero complessivamente più di un terzo dei voti. A simile arretramento i monarchici pensarono di porre rimedio riunendo nel 1959 i due partiti nel Partito Democratico Italiano, dal 1961 Partito Democratico Italiano di Unità Monarchica (PDIUM), alla cui segreteria fu preposto A. Covelli. Ormai il fenomeno di disaffezione elettorale era diventato irreversibile e nelle elezioni politiche del 1963 il PDIUM ottenne l'1,7% dei voti e in quelle del 1968 l'1,3%. Si giunse così al dissolvimento del PDIUM, deciso nell'autunno del 1971, quando questo confluì col Movimento sociale Italiano nel MSI-Destra Nazionale. Ad alimentare il sentimento monarchico è rimasta operante l'Unione Monarchica Italiana (UMI) la cui principale attività è quella di propugnare il superamento della norma costituzionale che impedisce l'ingresso in Italia degli eredi maschi della dinastia dei Savoia

Bibliografia (per i partiti monarchici)

M. Vinciguerra, I partiti italiani dallo statuto albertino alla partitocrazia, Bologna, 1968; F. Manzotti, Partiti e gruppi politici dal Risorgimento al fascismo, Firenze, 1973; G. Mammarella, L'Italia dopo il fascismo. 1943-1973, Bologna, 1974.

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