Lessico

sf. [sec. XIV; dal greco monarchía]. Forma di governo in cui capo dello Stato è un re che lo regge sino alla morte: fondare, abbattere la monarchia. Per estensione, la casa regnante o lo Stato governato da un regime monarchico: le monarchie europee sono in via di estinzione; anche il modo in cui il potere viene esercitato: monarchia illuminata, assoluta.

Cenni storici: le origini

L'istituto della monarchia trovò la sua prima attuazione nell'antico Egitto come coronamento del processo di unificazione del Paese. Era una nuova forma di potere, fondata sull'origine divina del monarca: il faraone era figlio del dio-falcone, della dea-avvoltoio, della dea-serpente, di Hor e di Seth e figlio carnale di ; in una storia di oltre due millenni questa caratteristica non fu mai smentita e costituì un elemento importante della continuità dell'istituto monarchico. In Assiria e a Babilonia il processo di divinizzazione del monarca passò invece attraverso stadi intermedi: prima re-sacerdote, il sovrano divenne ministro di Dio e gradatamente a lui si assimilò; tale processo apparve già realizzato fra gli Accadi del Nord e i Sumeri del Sud. In forza di questa divinizzazione il potere del re divenne assoluto, come in Egitto, ma nella pratica fu mitigato dalla presenza di norme giuridiche, che rendevano difficili al monarca azioni arbitrarie. Fra gli Ebrei l'idea monarchica era già in embrione nel periodo dei Giudici, ma si affermò pienamente solo con David, quando riuscì a dare forma unitaria al territorio ebraico verso l'anno Mille a. C.: egli diede al nuovo Stato strutture organizzative e il figlio Salomone procedette alla centralizzazione del potere. Il monoteismo ebraico proibì ogni divinizzazione del monarca; maggiore insistenza venne posta alla derivazione del potere da Dio, specialmente da parte dei profeti, ma senza pratiche conseguenze, perché nel suo sviluppo storico la monarchia ebraica non si scostò dalle altre per un particolare aspetto religioso. In Persia la monarchia ebbe un carattere assoluto e il re riceveva la sua investitura direttamente da Ahura Mazdā; rigidamente osservato era il principio ereditario. Un'amministrazione efficiente, la tolleranza verso le diverse religioni enazionalità, il forte influsso esercitato per lungo tempo dalle grandi figure di Ciro e di Dario diedero alla monarchia persiana una solida struttura e le permisero una lunga durata; dopo la bufera dell'invasione macedone essa si rinnovò durante il periodo ellenistico, anzi la sua amministrazione servì da modello ai vari regni ellenistici.

Cenni storici: in Grecia

Nella Grecia antica la forma monarchica era già presente a Micene e venne idealizzata nei poemi omerici: legittimando il suo potere in quanto derivato dalla divinità, questa prima monarchia si espresse in un paternalismo secondo cui lo schiavo faceva vita comune con i figli del re senza barriere rigide; il re era chiamato “pastore di popoli” e la sua reggia era il centro di tutte le attività del piccolo regno, nel quale anche lo straniero trovava facilmente accoglienza. Queste primitive strutture monarchiche furono smantellate dalla polis, chiusa in un rigido nazionalismo, che faceva considerare barbaro ogni estraneo. La monarchia ritornò in forme nuove con l'impero macedone, dando luogo a monarchie impostate sull'idea cosmopolita per i continui contatti con nazioni e tradizioni diverse. Il rapporto fra potere monarchico e sudditi divenne molto più complesso: mentre nell'età omerica il suddito assolveva i doveri verso il suo monarca con il servizio militare e poi era libero in tutto il resto della sua attività, ora invece la base del potere si ampliava assorbendo il cittadino in un ingranaggio di più ampi doveri, che toccavano anche la sua vita di cittadino in tempo di pace e il suo stesso lavoro. La derivazione divina delle nuove monarchie rimase come principio, ma questo fu applicato solo dove esisteva una tradizione precedente. In Egitto i Tolomei trovarono la via aperta dalla lunga tradizione faraonica; lo stesso accadde in Siria ai Seleucidi; in Grecia invece si ebbe solo la divinizzazione dei re morti. Le regge ellenistiche si rivestirono di un fasto inusitato e un rigido protocollo regolamentò ogni atto del monarca e della sua corte. Le regine furono partecipi degli onori e del culto divino attribuito al sovrano. Il potere era assoluto, ma non arbitrario: in Macedonia era controllato da un'assemblea di uomini liberi; in Egitto e in Siria dall'esercito. La volontà del popolo era ricercata attraverso il consenso, per cui il re nei momenti più gravi non aveva difficoltà a far rispettare la sua volontà; inoltre il re era coadiuvato nell'esercizio del suo potere da un Consiglio. Sotto le monarchie ellenistiche si realizzò una prima fusione di popoli molto diversi con un grande vantaggio anche in campo culturale.

Cenni storici: a Roma

A Roma la monarchia fu la prima forma di governo ed ebbe carattere religioso: l'autorità di Romolo infatti trasse origine dalla sua precedente funzione di augure; essa si contenne entro limiti di potere ben definiti: da una parte il confine imposto dall'investitura religiosa, dall'altra quello dei vari consigli, che assieme al re partecipavano alla funzione legislativa e a quella esecutiva. L'elezione del re era compito dei comizi. Opera della monarchia fu l'ampliamento del territorio, sino a fare di Roma la maggiore città non greca in Italia, e una legislazione più moderna, fondata sul censo anziché sulla dignità gentilizia. Dopo il periodo repubblicano, a conclusione di un processo di svilimento dei valori democratici, Augusto, pur creando le premesse per il dominio di uno solo, ebbe cura di rispettare almeno nell'apparenza le istituzioni repubblicane. Dopo di lui i primi quattro suoi successori furono ancora investiti del potere dal Senato e dal popolo, ma si trattava ormai di un gesto puramente formale. Dopo Nerone intervenne l'esercito e con Domiziano la forma di governo divenne autocratica. Questa forma fu ereditata dall'impero di Bisanzio,dimostrandosi efficace solo con alcune personalità di grande prestigio, mentre apparve deleteria in mano a monarchi deboli e inetti.

Cenni storici: i popoli germanici

I popoli germanici, subentrati in Occidente all'Impero romano nell'esercizio del potere, erano vissuti fino ad allora in forme di sovranità popolare. Durante la conquista però emersero le figure dei vari condottieri, che avevano portato le loro popolazioni alla vittoria e il perdurare del loro potere li trasformò in re e principi: all'origine elettivo, venne sostituendosi quello dinastico e la monarchia divenne la forma istituzionale costante fra questi popoli. La monarchia merovingia ebbe carattere patrimoniale: il re governava il patrimonio nazionale e i suoi sudditi allo stesso modo con cui prima amministrava la sua famiglia; egli assorbì i poteri delle assemblee, ma ne continuò la funzione di esercitare il potere per il bene di tutta la comunità. Furono inoltre riconosciute diverse autonomie locali sotto la forma federativa. La stessa base ebbe anche il regno longobardico in Italia. Con i Carolingi, dopo la loro conversione al cattolicesimo, si ebbe da parte del papato un tentativo di concedere ai loro sovrani l'investitura divina in cambio di un riconoscimento del primato dell'autorità religiosa su quella civile. Carlo Magno accettò l'investitura facendosi incoronare imperatore dal papa, ma non permise che il papa ponesse limiti al suo potere civile. Il conflitto s'inasprì con Gregorio VII ed Enrico IV nella lotta per le investiture: i giuristi d'ambo i campi si scontrarono in furiosi duelli teorici sulla derivazione indiretta del potere imperiale (curialisti) e su quella diretta (imperiali). La vittoria papale fu però soltanto apparente, perché da quel momento il potere civile prese a laicizzarsi e si avviò verso concezioni più moderne. In quel periodo fu introdotto nell'istituzione monarchica il carattere ereditario, in origine per impedire al papa d'intervenire revocando gli effetti dell'elezione, più tardi anche per dare alla monarchia maggiore consistenza e metterla al riparo da sempre possibili scosse a ogni elezione. Si andava verso monarchie forti, insofferenti ormai di ogni intromissione sia da parte del papato sia da parte del Sacro Romano Impero, simbolo lontano e senza influenza di un'unità mai realizzata. La nuova meta invece era l'affermazione di monarchie nazionali, formatesi in una lotta aspra e lunga contro il frazionismo feudale.

Cenni storici: le monarchie assolute in Europa

Il Rinascimento aiutò queste nuove forme monarchiche a laicizzarsi ulteriormente: in questo contesto Francia e Spagna si avviarono alla forma di monarchia assoluta. La Francia portò l'assolutismo fino alle sue estreme conseguenze e il rifiuto di qualsiasi mutamento condusse il Paese alla Rivoluzione; la Spagna gestì l'assolutismo con alterne vicende, sprofondando alla fine in un lungo periodo di decadenza. In Inghilterra la monarchia dovette venire a patti con la nobiltà fin dall'inizio del sec. XIII concedendo la Magna Charta, che lungo un ampio arco di tempo operò come difesa contro ogni tentativo di allargare la potestà regia. Questa prima forma costituzionale si consolidò nel conflitto sulla dipendenza o meno del re dalla legge comune. Enrico VIII nella sua lotta al papato dovette appoggiarsi alla Camera dei Comuni; questa nel 1701 divenne arbitra della successione alla corona. Con il sec. XVIII la monarchia inglese andò progressivamente trasformandosi in una monarchia parlamentare. In Francia la monarchia divenne costituzionale nel 1791 a opera dell'Assemblea legislativa; cadde l'anno dopo e riacquistò il suo carattere costituzionale solo nel 1848. Frattanto il principio costituzionale venne introdotto anche in Svezia (1809), in Norvegia (1814) e nel Belgio (1831). In Italia la monarchia assoluta del regno di Sardegna si trasformò in costituzionale nel 1848 con lo Statuto concesso da Carlo Alberto e fu recepita nel nuovo Regno d'Italia nel 1861 (dove fu abolita con il referendum del 1946). Fuori del continente europeo la monarchia ebbe vita lunghissima in Cina, dove mantenne la forma assoluta grazie soprattutto all'immobilismo in cui la dottrina confuciana seppe mantenere il popolo cinese; all'assolutismo s'ispirarono anche le monarchie che si succedettero in India e nel Giappone. Oggi l'istituto monarchico è presente in pochi Stati nella forma costituzionale e per lo più ha solo funzioni rappresentative.

Bibliografia

E. Meyer, Römische Staat und Staatsgedanke, Zurigo, 1949; K. Loewenstein, Die Monarchie im modernen Staat, Francoforte, 1952; H. Mitteis, Der Staat des Hohen Mittelalters, Weimar, 1959; G. Brook-Shepherd, Il tramonto delle monarchie, Milano, 1989.

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