monorchìa

sf. [da mono-+greco órchis, testicolo]. Pratica rituale, detta anche monorchidia, per cui, alla nascita o al momento dell'iniziazione, viene asportato al bambino un testicolo. L'origine di tale usanza è probabilmente da riconnettersi con la credenza che per ogni individuo esiste un “duplo”, invisibile, rappresentante la parte cattiva dell'uomo (per tale motivo, per esempio, presso alcuni popoli, in caso di parto gemellare, veniva ucciso uno dei gemelli o erano soppressi entrambi): eliminando un testicolo si eliminerebbe la possibilità di generare esseri cattivi. Tale pratica viene anche considerata con significato religioso uguale a quello della circoncisione. Era diffusa, fino al sec. XVII, in Africa, tra i Begia, i Damara, gli Haussa e, in epoca precedente, tra i Berberi.

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