mottétto o motétto

Indice

Lessico

sm. [sec. XIV; da motto, sul modello del francese motet].

1) Componimento poetico, fatto di pochi versi in rima.

2) Composizione musicale per voci di carattere assai vario nelle successive fasi di sviluppo.

Musica

Il mottetto costituisce, insieme con la messa, la più importante forma di musica sacra del periodo compreso tra i sec. XIII e XVI, anche se la sua storia, assai più ampia, giunge sino ai nostri giorni. La varietà di strutture compositive assunte dal mottetto nel lungo arco del suo sviluppo non permette di darne una definizione unitariamente comprensiva: generalmente si fa riferimento al mottetto rinascimentale, cioè a una composizione per coro misto (a quattro o più voci) a cappella su testo sacro latino, usata nel rito cattolico specialmente nella liturgia dei Vespri. Il mottetto nacque nel sec. XIII attraverso l'aggiunta di un testo alle voci superiori della clausola. Caratteristiche del mottetto in questa prima fase sono la presenza di un cantus firmus di origine liturgica (di norma una melodia gregoriana); l'uso di diversi ritmi per le varie voci (poliritmia); l'uso di diversi testi, anche in diverse lingue, di carattere sacro o profano, intonati contemporaneamente (politestualità). La successiva elaborazione del mottetto nel sec. XIV vede un notevole ampliamento delle sue dimensioni e una maggiore complessità della sua struttura, anche attraverso l'introduzione di procedimenti che sfiorano la compiacenza manieristica, quale l'isoritmia, prediletta, nei suoi mottetti, da Guillaume de Machault. Mentre quest'ultimo e i suoi contemporanei avevano usato il mottetto indifferentemente come forma sacra e profana, i compositori fiamminghi del secolo successivo utilizzarono il mottetto soprattutto nell'ambito liturgico, trasformandone contemporaneamente in maniera radicale la tecnica compositiva: il mottetto abbandonò progressivamente l'uso del cantus firmus e della politestualità e stabilizzò una struttura polifonica da quattro a sei parti con trattamento paritetico delle varie voci. Per quanto si riferisce ai rapporti tra musica e testo, il mottetto si configurò come una composizione articolata in un numero di sezioni concatenate pari a quello dei versetti componenti il testo. A ciascun versetto corrispondeva una frase melodica proposta da una singola voce e ripresa in imitazione da tutte le altre; l'esaurirsi dell'interesse contrappuntistico determinava la proposta di una nuova idea melodica e il passaggio a un nuovo episodio della composizione. A questa tecnica si attennero i più grandi compositori di mottetti del Rinascimento (Josquin Després, Gombert, P. de Monte, Orlando di Lasso, A. Gabrieli, G. Gabrieli, Palestrina, Morales, Victoria, Tallis, Byrd, Senfl, Gallus, Hassler, Goudimel, Regnart ecc.). Con l'inizio dell'epoca barocca, al mottetto furono applicate le risorse del nuovo stile concertante: la monodia, il basso continuo, l'accompagnamento di strumenti melodici o di gruppi orchestrali. La forma utilizzò indifferentemente lo stile corale o la scrittura per voci sole, spesso alternando le due soluzioni. Mentre nell'area cattolica il mottetto continuò a essere in lingua latina, in Germania si plasmò sulle esigenze della liturgia riformata, confluendo nella cantata sacra in tedesco. In pratica tutti gli autori che nei sec. XVII e XVIII si accostarono al repertorio religioso scrissero mottetti. L'importanza della forma andò rapidamente scemando a partire dal romanticismo, nonostante isolati capolavori di Mendelssohn, Schumann, Brahms, Liszt, Bruckner, ecc. Successivamente il termine cessò di designare una forma specifica, limitandosi a connotare una composizione di carattere sacro o solo genericamente religioso o spirituale, su testo latino o in altra lingua moderna.

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