muto

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agg. [sec. XIII; latino mutus].

1) Affetto da mutismo: è muto dalla nascita; anche come sm. (f. -a): istituto per muti; il linguaggio dei muti, gestuale.

2) Che rimane in silenzio; che non riesce a parlare per una forte emozione: non startene così muto; davanti alle autorità divenne improvvisamente muto.

3) Per estensione, di cose, privo di voce, di suoni; silenzioso: “nel muto orto solingo” (Carducci). Fig., di sentimento che non viene espresso: si chiuse in un muto dolore; tra noi c'è una muta simpatia. In loc. particolari: alfabeto muto, sistema convenzionale di comunicazione fondato sui segni; scena muta, in cui nessuno parla (anche fig.: fare scena muta, non parlare, non rispondere alle domande, specialmente durante le interrogazioni scolastiche); carta muta, carta geografica in cui non sono segnati i nomi dei luoghi; cinema muto, privo di colonna sonora, come era alle sue origini.

4) In fonetica, le consonanti occlusive secondo la terminologia degli antichi grammatici: i Greci infatti le definirono áphōna stoikhéia che i Latini tradussero con litterae mutae. Anche ogni segno grafico cui non corrisponda alcun valore fonetico come h di ho, hai, ha, hanno. In francese si distingue h muta, che permette l'elisione e il legamento (l'histoire, les histoires), da h aspirata che, pur non essendo pronunciata, non ammette l'elisione e il legamento (le héros, les héros). C'è poi in francese una e muta che non è generalmente pronunciata (vie), e una e semimuta che è molto debolmente pronunciata come una vocale ridotta indistinta (brevis). In metrica, la consonante muta più liquida o nasale preceduta da vocale breve produce il fenomeno della correptio attica.

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