sm. [da oligo-+greco pōlêō, vendere, sul modello di monopolio].

Descrizione generale

L'oligopolio è una forma di mercato imperfetto caratterizzata dalla presenza di poche imprese le cui decisioni hanno un impatto diretto sugli andamenti economici di quelle rivali. Tale fenomeno è noto come interazione strategica; qualsiasi impresa non è in grado d'individuare la propria posizione di equilibrio sulla base di dati obiettivi desunti dal mercato poiché non conosce quale quota dello stesso mercato le spetta (non conosce cioè la curva di domanda). Essa conosce i propri costi di produzione, ovviamente intende massimizzare il proprio profitto ma sa che un prezzo troppo alto può indurre gli acquirenti a rivolgersi ai concorrenti che praticano prezzi inferiori. Si può distinguere l'oligopolio concentrato da quello differenziato. Nel primo caso le imprese rivali producono beni sostanzialmente omogenei, comunque percepiti come tali dai consumatori; nel secondo caso, questo non si verifica. Spesso al giorno d'oggi le imprese possono, sia pure entro certi limiti, controllare il grado di differenziazione dei prodotti, per esempio attraverso la pubblicità, la qualità del prodotto, i servizi commerciali aggiuntivi, gli sconti, ecc.

Le teorie dell'oligopolio

La teoria dell'oligopolio ha risentito fortemente degli sviluppi della teoria dei giochi, che si è rivelata strumento piuttosto potente per l'analisi di situazioni di interazione strategica. Prima del suo affermarsi, tra le più note teorie dell'oligopolio vi erano quelle di P. Sylos-Labini e F. Modigliani, che facevano riferimento al prezzo di eliminazione (costo variabile medio di produzione maggiorato di un saggio normale di profitto) e a quello di esclusione (costo totale medio di produzione maggiorato di un saggio normale di profitto) valutato dalle imprese già presenti sul mercato oligopolistico al fine di difendersi dalla concorrenza potenziale. Secondo tali prezzi, esse abbandonavano almeno temporaneamente il principio di massimizzazione del profitto, accontentandosi di un basso saggio di profitto, per praticare un prezzo più basso tale però da disincentivare le concorrenti potenziali dall'entrare sul mercato (prezzo di esclusione), o tale da indurre quelle già presenti all'uscita (prezzo di eliminazione). Un'altra teoria che tende a spiegare l'inerzia del prezzo sui mercati oligopolistici è quella di P. M. Sweezy, nota come teoria della domanda spezzata. La domanda percepita da un'impresa oligopolistica, secondo tale teoria, ha nella curva un punto angoloso in corrispondenza del prezzo di mercato, a motivo della variazione di elasticità nel tratto a esso superiore rispetto a quello inferiore. Sopra il prezzo di mercato, essa risulta maggiore di uno; al di sotto, risulta minore di uno. Tale differenza di elasticità nella domanda percepita può essere giustificata se l'impresa considerata, nell'aumentare il prezzo, si aspetti di non essere seguita dalle rivali e quindi di subire un calo notevole di domanda, e al diminuirlo, si aspetti di essere seguita dalle rivali e quindi di non beneficiare di alcun aumento di domanda. Non conviene dunque variare il prezzo di mercato, che rimane stabile.

I modelli applicati all'oligopolio

Con le applicazioni della teoria dei giochi, due sono i modelli maggiormente applicati all'oligopolio: quello di A. Cournot e quello di J. Bertrand. Il modello di Cournot si caratterizza per la presenza di poche imprese, due nel caso più semplice, che massimizzano il proprio profitto scegliendo in via strategica la quantità da produrre, supponendo che le rivali non varino la propria quantità in reazione alla propria scelta. I beni prodotti sono perfettamente omogenei, per cui non è possibile osservare scostamenti tra i prezzi praticati dalle imprese. I consumatori sono numerosi e non hanno alcun potere di mercato; il loro comportamento aggregato determina il prezzo a cui si venderà la merce. L'equilibrio di Cournot che si determina è tale che il prezzo risulterà superiore al costo marginale ma di un ammontare inferiore a quello che si realizzerebbe in caso di monopolio. Nel modello di Bertrand, invece, le imprese producono beni sostituibili ma utilizzano il prezzo come variabile strategica. Si può far vedere che in tal caso si innesta una concorrenza tale tra le imprese, che esse continuano a ridurre il prezzo fino ad arrivare al livello di costo marginale. Solo nel caso di beni differenziati è possibile allentare il vincolo della concorrenza.

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