ostetrìcia

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Definizione

sf. [dal latino obstetricía, neutro pl. di obstetricíus, che riguarda l'ostetrica]. Ramo della medicina che si occupa della fisiologia e della patologia della gravidanza, del parto e del puerperio.

Cenni storici

L'ostetricia, intesa come aiuto e assistenza alla donna gravida e partoriente, è pratica antica quanto il mondo. Documenti e scritti risalenti agli Egiziani, agli Indiani, ai Greci e ai Romani (da Aristotele a Ippocrate, da Celso a Galeno, a Sorano di Efeso) testimoniano tanto le cognizioni tecniche del mondo antico, quanto la consapevolezza dell'utilità sociale dell'assistenza, per molti secoli prerogativa quasi esclusiva delle donne. Dopo la decadenza medievale della cultura medica, si verificò una notevole ripresa degli studi di ostetricia cui contribuì anche l'invenzione della stampa. La diffusione dei primi trattati scientifici (E. Roesslin, A. Vasalio, G. Falloppio, G. Fabrici d'Acquapendente), oltre a eliminare le inevitabili distorsioni della tradizione orale, suscitò infatti un vivo interesse per l'ostetricia, promuovendone lo sviluppo scientifico e modificandone profondamente la tecnica e lo strumentario operativo. Tuttavia, la secolare separazione tra l'esercizio della pratica ostetrica, affidata alle levatrici, e l'ostetricia scientifica, monopolio di medici e chirurghi, impedì che le acquisizioni dottrinarie trovassero anche nell'età del Rinascimento una corretta applicazione pratica. Tale situazione si protrasse fino al sec. XVII, quando l'ammissione dei chirurghi al parto normale in Francia (A. Paré, Y. Guillemeau, F. Mariceau) diede l'avvio a un'impostazione moderna e scientifica dell'ostetricia. Grandi progressi nella tecnica e nello strumentario operativo modificarono profondamente la pratica ostetrica: si diffuse l'uso del forcipe (per più di un secolo custodito dalla famiglia Chamberlen in Inghilterra); fu introdotto il metodo dell'antisepsi che debellò la febbre puerperale (I. F. Semmelweis), fu rivalutato il taglio cesareo, un tempo sicura condanna per la madre, dapprima con l'intervento demolitore di E. Porro, poi con quello conservativo di M. Saenger. Allo stato attuale, conseguita una netta riduzione della mortalità materna e fetale grazie alle più recenti acquisizioni in campo istologico, fisiologico e biochimico, si è resa sempre più indispensabile l'unione della ginecologia all'ostetricia per uno studio integrale dell'apparato genitale femminile in tutte le sue estrinsecazioni funzionali. In effetti, come le affezioni ginecologiche condizionano strettamente le modalità e le possibilità stesse di sviluppo della gravidanza, così le ripercussioni patologiche di una gravidanza anomala possono talora provocare danni notevoli. Una profilassi ginecologica adeguatamente svolta allo scopo di prevenire tali reciproche interferenze, può favorire il normale svolgimento delle funzioni a cui l'apparato genitale femminile è preposto.

Bibliografia

J. W. Williams, Ostetricia, Firenze, 1958; M. Lancomme, Pratique obstétricale, Parigi, 1960; R. Merger, J. Levy, J. Melchior, Compendio di ostetricia, Torino, 1972; J. J. Bonica, Manuel d'analgésie et d'anestésie obstétricales, Parigi, 1975; F. Baisi, A. Macchia, C. De Punzio, Ginecologia e ostetricia, Milano, 1983.

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