peònia

sf. [sec. XVI; dal latino paeonía, che risale al greco paiōnía, da paiṓnios, salutare (aggettivo)]. Nome comune usato per indicare le piante del genere Paeonia della famiglia Peoniacee con ca. 25 specie proprie delle regioni temperate. Sono erbe perenni o suffrutici con radici tuberose e fiori grandi, solitari, che sbocciano alla sommità del fusto; i frutti sono carnosi, composti da 2 a 5 follicoli. La più comune in Europa è Paeonia officinalis, erbacea alta fino a una sessantina di cm, con fusti rossicci e foglie picciolate, grandi, ternate o pennatocomposte, glabre o poco pelose, più chiare sulla pagina inferiore; i fiori sono regolari, semplici, rosei, rossi oppure bianchi. È spontanea in Italia, fin verso i 1300 m di altitudine, nei boschi di faggio o di castagno, e talvolta si coltiva per ornamento in numerose varietà. Un tempo se ne usavano le radici e i semi per le proprietà sedative, ma tale uso è stato abbandonato per la tossicità. Le peonie dei giardini sono quasi sempre di origine orientale e per la maggior parte provengono da due specie: una di queste è Paeonia lactiflora (o albiflora), dalle grandi foglie coriacee, scure, e dai grandi fiori stradoppi, di vario colore (carminio, bianco, screziato), originaria della Siberia o della Mongolia; l'altra è Paeonia suffruticosa (o moutan o arborea), originaria della Cina e del Tibet, arbusto contorto, caducifoglio, con corteccia desquamante e fiori vistosi, formati da numerosi petali rosei, dal profumo di rosa.

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