permanènza

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sf. [sec. XIV; da permanere].

1) Il permanere, il perdurare nel tempo di determinati fenomeni o situazioni: il medico notò preoccupato la permanenza della febbre; l'economia è travagliata dalla permanenza dell'inflazione; in permanenza, di continuo, stabilmente. Con accezioni specifiche: A) in diritto, permanenza del reato, la situazione dannosa o pericolosa perdurante nel tempo, provocata dalla condotta volontaria e continuata dell'agente. Reati permanenti, contrapposti a quelli istantanei, sono il sequestro di persona, il ratto, l'associazione a delinquere, la cospirazione politica mediante associazione. B) In algebra, in un'equazione algebrica a coefficienti reali, numero delle volte in cui due coefficienti consecutivi hanno lo stesso segno (Cartesio); il principio della permanenza delle proprietà formali delle operazioni è il principio per cui le proprietà valide per i numeri naturali restano valide per i successivi ampliamenti ai numeri razionali, ai numeri reali e ai numeri complessi. C) In psicologia, permanenza fenomenica, fenomeno percettivo consistente nel fatto che in determinate condizioni (per esempio nell'effetto tunnel) un oggetto che cessa momentaneamente di essere percepito, per poi esserlo di nuovo, appare all'osservatore con caratteristiche fenomeniche di continuità.

2) Soggiorno, dimora continuata in una certa località: aveva prolungato la sua permanenza a Londra per motivi di studio; buona permanenza!, augurio espresso da chi parte o si allontana ai restanti.

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