Descrizione generale

sm. (pl. -i) [da peste+-cida]. Vasta ed eterogenea categoria di composti chimici utilizzati per combattere e distruggere i parassiti e altri organismi dannosi per l'uomo, per gli animali domestici e per le piante. § I pesticidi trovano largo impiego in campo agricolo per la difesa delle colture, in campo domestico nella lotta contro gli animali infestanti, in campo industriale per la conservazione delle materie prime e dei manufatti più diversi, infine in campo medico e veterinario per la lotta contro i parassiti patogeni e i vettori delle malattie infettive.

Classificazione

I pesticidi si suddividono in varie categorie, secondo la composizione, lo spettro di attività antiparassitaria e le specifiche applicazioni. Nell'ambito degli insetticidi i derivati inorganici dell'arsenico, del piombo, i cianuri, i composti fluorurati e fosforati hanno ceduto il passo ai più moderni ed efficaci composti organici, tra i quali figurano sostanze di origine naturale, come la nicotina e il rotenone, accanto a numerosi derivati sintetici. Tra questi ultimi hanno avuto larghissima diffusione gli idrocarburi alogenati aromatici e ciclici, quali il DDT e il Dieldrin, nonché gli esteri fosforici e i derivati dell'acido carbammico. Gli insetticidi agiscono per ingestione, per contatto o per inalazione con meccanismi ancora scarsamente conosciuti. È noto che gli esteri fosforici, i carbammati e, in parte, anche gli idrocarburi alogenati inibiscono l'attività dell'acetil-colinesterasi, provocando l'accumulo di acetilcolina nelle strutture nervose fino a concentrazioni che sono letali per l'insetto. È probabile tuttavia che altri meccanismi svolgano un ruolo importante nel determinismo dell'azione antiparassitaria. Tra gli insetticidi vengono talora annoverati anche i fagoinibitori, sostanze che rendono inappetibili i materiali di cui si nutrono gli insetti, e i cosiddetti “sinergici”, comprendenti il solfossido, la sesamina, l'ammide dell'acido N-isobutil-undecilenico. Questi composti sono privi di azione sugli insetti, ma hanno la proprietà di potenziare di molte volte l'effetto tossico degli insetticidi tradizionali, con i quali vengono pertanto associati. Un'altra categoria particolare di antiparassitari usati nella lotta contro gli insetti è quella dei chemiosterilizzanti, i quali provocano la sterilizzazione temporanea o definitiva degli insetti impedendo loro di riprodursi. Nell'ambito dei pesticidi figurano inoltre: gli acaricidi, che trovano impiego nella lotta contro gli acari parassiti delle piante e degli animali superiori; i nematocidi, attivi su varie specie di nematodi che attaccano soprattutto l'apparato radicale delle piante; i molluschicidi, attivi sui gasteropodi dannosi per l'agricoltura o vettori di malattie infettive dell'uomo; i rodenticidi, usati nella lotta contro i roditori; gli anticrittogamici, che trovano impiego nelle infezioni fungine delle piante. Vanno infine ricordati gli erbicidi o diserbanti, usati per distruggere le piante erbacee o legnose che invadono i terreni e infestano le colture. I principali parametri di valutazione dei pesticidi sono l'efficacia, la selettività d'azione, la maneggevolezza, la persistenza, il grado di tossicità per gli animali superiori. Quest'ultima non sempre è espressa dalla tossicità acuta del composto, dato che molti pesticidi, se hanno tendenza all'accumulo, possono risultare tossici anche per esposizione ripetuta a dosi sub-effettive.

Ecologia

L'uso dei pesticidi ha portato enormi vantaggi all'uomo, permettendo un più ampio sfruttamento delle aree coltivabili, il miglioramento delle colture, una difesa più efficace contro le malattie infettive e parassitarie, la conservazione prolungata dei prodotti agricoli e industriali. Tuttavia questi obiettivi sono stati raggiunti al prezzo di una progressiva contaminazione dell'ambiente da parte dei residui di antiparassitari, il cui accumulo nei tessuti animali, nelle piante, nelle acque ecc. ha influito profondamente sull'equilibrio di vari ecosistemi, con conseguenze delle quali non si possono sottovalutare dimensioni e gravità. Per esempio, i pesticidi organici clorurati (DDT, clordano, dieldrina, ecc.), usatissimi nell'arco di tempo che va dagli anni Cinquanta agli anni Settanta del sec. XX, sono stati rinvenuti in un ampia gamma di comparti ambientali, anche in regioni molto distanti dai siti di applicazione. I pesticidi, purtroppo, sono molto spesso usati in modo irrazionale, in quantità superiori a quelle effettivamente necessarie, e senza un'attenta valutazione delle caratteristiche biologiche dei parassiti e degli organismi che si intende salvaguardare: si è riconosciuta, perciò, l'urgente necessità di una capillare opera di informazione nei riguardi degli utilizzatori. Solo una percentuale trascurabile dei pesticidi sparsi nell'ambiente viene effettivamente consumata dai parassiti, o utilizzata per lo scopo per la quale è stata impiegata: la maggior parte si diffonde nel suolo, o si disperde nell'acqua e nell'aria. La persistenza nell'ambiente è legata alla loro degradabilità, determinata da molti fattori e purtroppo ancora poco conosciuta. Anche la loro tossicità è bene accertata (essi attaccano in vari modi il sistema nervoso) ma non ancora sufficientemente quantificata: i valori limite accettabili della presenza di alcuni pesticidi nelle acque potabili possono così variare in modo incomprensibile e preoccupante. Pertanto si è ancora alla ricerca del pesticida ideale, dotato di elevata azione antiparassitaria ma di modesta tossicità per gli organismi superiori, che sia degradabile e quindi non abbia tendenza a formare residui persistenti e al quale i pesticidi non acquisiscano resistenza dopo un certo periodo di esposizione negativa dei pesticidi è costituita dalla resistenza che spesso acquisiscono i parassiti dopo un certo periodo di esposizione.In considerazione dei problemi di tipo ambientale provocati dall'uso eccessivo dei pesticidi si è andata affermando negli anni recenti una strategia mirante, da un lato, a una razionalizzazione nel loro uso (raggiungibile anche mediante la già citata opera di informazione sulle corrette modalità di impiego), dall'altro a ridurre il numero, assai ingente, dei principi attivi registrati, limitandoli a quelli sicuramente necessari, più selettivi, meno tossici e con minor impatto ambientale. Per esempio, l'Unione Europea (direttiva CEE 414 del 1991) si è mossa nella direzione di armonizzare i registri degli stati nazionali e, inoltre, si è proposta di ridurre per il 2008 le sostanze attive registrate dalle quasi 900 esistenti nel 1991 a meno di 400. Analogamente, negli Stati Uniti, degli oltre 600 principi riconosciuti alla metà degli anni Novanta, meno di 400 venivano registrati al 2004. Dal punto di vista della salute umana, la questione principale risiede nei residui di sostanze pesticida rinvenuti in prodotti alimentari di origine vegetale e nelle acque. in questo senso un rapporto del 2001, relativo all'UE, stabiliva che molti prodotti trattati con pesticidi non presentano residui a livelli nocivi. Con la "strategia tematica" adottata dalla Commissione europea nel 2006 si mira comunque a regolamentare l'uso dei pesticidi e a limitare i rischi per la salute e l'ambiente ricorrendo, tra l'altro, a modifiche sostanziali nelle procedure di autorizzazione dei diversi prodotti e al "principio di sostituzione", in base al quale le sostanze potenzialmente rischiose per la salute o per l'ambiente dovrebbero essere sostituite con prodotti meno pericolosi qualora ciò sia tecnicamente possibile. Altre misure prevedono di non concedere l'autorizzazione alle sostanze del gruppo Cmr (cancerogene, mutagene e tossiche per la riproduzione) e di proibire il ricorso alla polverizzazione aerea nell'applicazione dei pesticidi sulle colture. I livelli a cui avvengono le autorizzazioni sono due: da un lato la Commissione europea approva (oppure respinge) ogni nuovo principio attivo, dall'altro gli Stati membri prima verificano l'approvazione comunitaria dei principi attivi, poi concedono l'autorizzazione a pesticidi e fitofarmaci da usare sul territorio nazionale. Il monitoraggio della presenza di residui di pesticidi nei cibi, nelle acque e nel terreno si avvale sempre più dello sviluppo e del perfezionamento delle tecniche di analisi chimica strumentale. Tra queste, le più diffuse per lo scopo sono la gascromatografia, la cromatografia in fase liquida e l'elettroforesi capillare. Un approccio alternativo all'uso dei pesticidi chimici tradizionali è quello basato sull'uso dei pesticidi microbici, cioè su microrganismi (batteri, funghi, nematodi ecc.) in grado di esercitare un controllo biologico degli organismi patogeni, degli insetti ecc. La maggior parte dei pesticidi microbici sono costituiti da batteri, in buona parte dotati di attività fungicida. Nell'Unione Europea, il primo brevetto di un organismo pesticida riconosciuto ufficialmente è stato quello relativo al fungo Paecilomyces fumosoroseus (2001), attivo come insetticida contro la mosca bianca.

Bibliografia

M. Matsumura, Environmental Toxicology, of Pesticides, Filadelfia, 1972; J. R. Corbett, Biochemical Mode of Action of Pesticides, New York, 1973; M. Da Re, C. Del Lungo, N. Sbrizzi, Agricoltura avvelenata, Pistoia, 1990; D. Weir, M. Shapiro, La congiura del veleno, Bari, 1992.

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