piridina

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sf. [da pir(rolo)+id(rogeno)+-ina]. Composto chimico di formula bruta C5H5N, con struttura di eterociclico azotato a carattere aromatico: deriva formalmente dal benzene per sostituzione di un gruppo –CH= con un atomo di azoto. La piridina è un liquido incoloro dal forte odore disgustoso e caratteristico, miscibile in tutti i rapporti con l'acqua e con i solventi organici. Ha carattere debolmente basico e addiziona gli acidi forti formando sali ben cristallizzati, detti sali di piridinio, come per esempio il cloruro di piridinio o cloridrato di piridina secondo la vecchia nomenclatura, C5H5N∤HCl. È stata scoperta nel 1849 da R. Anderson nel catrame ottenuto distillando le ossa non grassate, nel quale la piridina è contenuta accanto al pirrolo: da ciò per analogia il nome di piridina. La piridina si estrae esclusivamente dal catrame di carbon fossile, che la contiene insieme a vari suoi omologhi, tra cui le picoline o metilpiridine; in miscela con queste la si usa con il nome di basi piridiche quale denaturante dell'alcol. La piridina pura viene usata come solvente e come reattivo nella preparazione di prodotti chimici diversi. Dalla piridina deriva formalmente, sostituendo uno o più dei suoi atomi di idrogeno con atomi di altri elementi o con gruppi atomici diversi, una larga serie di derivati, che sono usati come prodotti farmaceutici, insetticidi, solventi, ecc. La posizione dei sostituenti uniti all'anello della piridina viene indicata con dei numeri oppure con le lettere greche secondo lo schema:

Rientrano tra i derivati della piridina alcune importanti sostanze naturali, come l'acido nicotinico o vitamina PP e il principale alcaloide del tabacco, la nicotina. Altri derivati della piridina si ottengono saturando uno o più doppi legami del suo nucleo: i più importanti sono quelli della serie della piperidina o esaidropiridina.

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