pistàcchio

Indice

Lessico

sm. [sec. XIV; dal greco pistákion, tramite il latino pistaculum].

1) Nome comune della pianta Pistacia vera della famiglia Anacardiacee probabilmente originaria dell'Asia Minore e della Siria ma da alcuni ritenuta una razza colturale del terebinto.

2) Il seme contenuto nel frutto della pianta, che viene consumato al naturale, salato e tostato, come ingrediente di varie preparazioni o per preparare gelati dal gusto delicato. Nella loc.: non valere un pistacchio, non valere niente. In funzione di agg. inv., posposto al nome, che ha il colore verde chiaro di tale seme: verde pistacchio; color pistacchio.

Botanica

Il pistacchio è un albero alto fino a una decina di m, dioico, con chioma ampia e fitta, a rami spesso tortuosi, con corteccia rossastra da giovane. Le foglie sono coriacee, alterne, imparipennate, color verde scuro, lucenti; i fiori apetali, riuniti in modesti racemi, sono raggruppati in pannocchie ascellari. I frutti sono drupe simili a piccole mandorle e contengono un seme edule di forma allungata, più o meno schiacciata, verde, di sapore aromatico dolce-amaro. Il legno del pistacchio è molto apprezzato per la sua durezza; i semi, detti anch'essi pistacchi, si mangiano come frutta fresca, ma vengono utilizzati soprattutto nella fabbricazione di torrone, gelati e dolciumi in genere; inoltre servono anche per salse e condimenti. La pianta, che richiede climi caldi e asciutti, viene attualmente coltivata in Asia Minore, in Tunisia e soprattutto in Sicilia, nelle province di Catania, Caltanissetta e Agrigento, a un'altitudine compresa fra i 300 e gli 800 m, in pistacchieti naturali o artificiali. La raccolta delle drupe avviene in 2 o 3 riprese, dalla fine di agosto alla fine di settembre, e una pianta in piena produzione fornisce in media da 5 a 10 kg di semi secchi all'anno.

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