pitagorismo

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sm. [sec. XVIII; da Pitagora]. Scuola filosofico-scientifica e assieme setta religioso-politica fondata da Pitagora a Crotone nel sec. VI a. C. e organizzata sulla base di regolamenti molto rigorosi. Il pitagorismo mirava, mediante un'iniziazione segreta consistente in riti di purificazione, alla rivelazione mistica di una regola di vita; solo in tal modo, l'anima, espiando colpe commesse in esistenze precedenti (metempsicosi), avrebbe potuto liberarsi dal corpo e raggiungere la purezza di una vita interamente spirituale. A differenza di analoghe associazioni (per esempio l'orfismo), la dottrina pitagorica, accanto a credenze e pratiche religiose, diede anche particolare rilievo alle speculazioni intellettuali, in particolare all'aritmetica, alla geometria, alla musica e all'astronomia. Legata al partito aristocratico, la comunità pitagorica acquistò un crescente peso nella vita politica di Crotone. Cacciata dalla città in seguito a una sommossa provocata dai democratici verso la fine del sec. VI, la comunità seppe presto riorganizzare alcune scuole nel mondo ellenico e nella Magna Grecia; celebri furono la scuola di Filolao (seconda metà del sec. V a. C.) sorta a Tebe e la scuola di Archita (prima metà del sec. IV a. C.) fiorita a Taranto. Al centro del pitagorismo fu il concetto di numero inteso come il principio e la sostanza di tutte le cose. Col termine numeri i pitagorici intendevano soltanto i numeri interi che venivano rappresentati come insieme di punti e associati non solo con determinate quantità, ma anche con determinate estensioni, forme e figure geometriche (numeri triangolari, quadrati, pentagoni, gnomoni, ecc.). Questa rappresentazione spaziale diede origine alla concezione del numero come costituente fisico elementare delle cose per cui le leggi della formazione dei numeri vennero considerate come leggi della formazione delle cose e si ritenne di poter trovare in esse la vera ragione esplicativa del mondo fisico e morale. La più importante di tali leggi era costituita dall'opposta struttura dei numeri dispari e di quelli pari. Tale antitesi venne assunta a principio di una serie di altre nove opposizioni (limitato-illimitato, uno-molti, destra-sinistra, maschio-femmina, luce-tenebre, buono-cattivo, immobile-mobile, retto-curvo, quadrato-rettangolo), a cui corrispondeva l'assetto dualistico dell'intera realtà che si ricomponeva nell'universale armonia del cosmo. La presenza in tali opposizioni di caratteri sia fisici sia morali finì con l'infondere ai numeri un vero e proprio valore magico-simbolico, concezione pervenuta in parte fino a noi. L'importante scoperta dei principali intervalli musicali, ottenuta mediante lo studio sperimentale delle corde sonore e la constatazione che il rapporto tra le lunghezze dei principali accordi è espresso da numeri interi semplici, fu alla base della loro caratteristica cosmologia. I pitagorici, infatti, spiegarono l'ordine dell'universo come armonia delle sfere (dieci in tutto), ruotanti intorno a un centro comune, il fuoco centrale. Tale concezione, poi ripresa e riadattata da Aristarco di Samo (sec. III a. C.), divenne la prima ipotesi eliocentrica. Il principio metafisico secondo cui “tutto è numero” portò i pitagorici a studiare la geometria per via aritmetica formando una disciplina che, per il suo doppio carattere, fu chiamata “aritmogeometria”; essa era fondata sulla convinzione che le caratteristiche delle figure potessero essere ricavate dal numero dei punti (supposto finito) che le compongono e, viceversa, che le proprietà dei numeri potessero essere determinate con l'esame della forma delle figure a essi corrispondenti. Proprio la scoperta, connessa al teorema che porta il nome di Pitagora, che le figure geometriche non sono composte da un numero finito ma da una infinità di punti, fu la causa principale della crisi del pitagorismo, a determinare la quale contribuirono altresì le antinomie scoperte da Zenone di Elea.

Pythagoreans and Eleatics, Cambridge, 1948; A. Maddalena, I pitagorici, Bari, 1954; J. A. Philip, Pythagoras and Early Pithagoreanism, Toronto, 1966; A. Gianola, Il sodalizio pitagorico di Crotone, Cosenza, 1990.

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