plasticità

Indice

Lessico

sf. [sec. XIX; da plastico (aggettivo)].

1) Proprietà di un materiale solido di deformarsi in modo permanente sotto l'azione di una sollecitazione. Le deformazioni plastiche, permanenti al cessare della sollecitazione, presentano valori elevati nei materiali cosiddetti deformabili (o plastici), tanto da rendere trascurabili quelle elastiche iniziali; mentre nei materiali resistenti (con comportamento prevalentemente elastico) esse compaiono solo oltre un certo valore di sollecitazione (limite di elasticità) e normalmente con valori bassi e graduali. La plasticità dei materiali resistenti (studiata nel campo dell'elastoplasticità) ha notevole importanza per la sicurezza di una struttura, in quanto costituisce una riserva di resistenza utile per la ridistribuzione delle tensioni (elasticità).

2) Caratteristica dell'argilla che tende a mantenere inalterata la forma impartitale.

3) Nella terminologia dell'arte, effetto plastico di un'opera, determinato da un rilievo ben evidenziato e articolato, opposto a “pittoricismo”: plasticità di una scultura;plasticità di un dipinto, effetto plastico determinato dai giochi di luci e ombre. Il termine è usato anche per opere d'arte non figurative: la plasticità di alcuni personaggi danteschi.

Geologia

Le rocce, sottoposte a forze esterne, si deformano in modo continuo e permanente, senza però subire fenomeni di rottura e senza ritornare alla forma originaria una volta cessata la sollecitazione esterna. Il campo della deformazione plastica è compreso tra il limite di plasticità e quello di rottura. Il primo, denominato anche limite di elasticità, divide il campo della deformazione elastica da quello della deformazione plastica e corrisponde al valore minimo che una forza deve avere per deformare in modo graduale e permanente una roccia; tale valore dipende, oltre che dalle caratteristiche intrinseche della roccia, dalle modalità con cui è applicata la forza (in particolare dal tempo di applicazione e dal senso secondo il quale viene esercitato lo sforzo in rocce anisotrope) e dalle condizioni di pressione e temperatura. Il limite di rottura segna il confine tra deformazione plastica e clastica, oltre il quale, per l'instaurarsi di superfici di discontinuità, si ha solitamente movimento delle parti rocciose. La plasticità di una roccia sedimentaria è elevatissima nello stadio precedente la litificazione a causa dell'incoerenza tra i granuli e della presenza di acqua negli interstizi: le deformazioni che si manifestano in un sedimento nel corso della diagenesi hanno aspetto quasi fluidale. Rocce apparentemente rigide possono comportarsi plasticamente se il tempo di applicazione delle forze deformanti è sufficientemente lungo: le forze tettoniche che agiscono nel corso dei tempi geologici riescono infatti a deformare plasticamente la maggior parte delle rocce, anche quelle normalmente più rigide. La plasticità aumenta se nella roccia sono presenti superfici di discontinuità: rocce fittamente stratificate, o scistose, vengono piegate più facilmente di rocce massicce o in banchi. Con l'aumentare della temperatura anche la roccia più rigida può deformarsi plasticamente; così, in ambienti metamorfici di alto grado tutte le rocce possono deformarsi nel campo plastico, specie se è presente una fase fluida. Una roccia che assorbe plasticamente le tensioni cui è sottoposta si definisce incompetente, mentre se reagisce rigidamente è detta competente.

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