plusvalènza

sf. [sec. XIX; dal latino plus, più+valenza, sul modello del francese plusvalue]. Componente positiva del reddito, che si consegue per effetto dell'alienazione di beni strumentali a un prezzo superiore rispetto al costo iniziale contabilmente rilevato (plusvalenza da realizzo), o dell'aumento del loro valore nel vincolo di complementarietà con gli altri beni aziendali, o per effetto di oscillazioni di mercato (plusvalenza da rivalutazione). Le plusvalenze, unitamente alle minusvalenze cui sono normalmente contrapposte, vengono considerate elementi attribuibili alla gestione aziendale straordinaria, in quanto non sono direttamente connesse con il processo produttivo tipico dell'azienda. Dal punto di vista fiscale delle imposte sui redditi, le plusvalenze sono disciplinate generalmente dall'art. 54 del T.U. del 22 dicembre 1986, n. 917, che ne prevede la tassazione per intero nel periodo in cui vengono rilevate, ovvero, per le plusvalenze da realizzo, con una ripartizione in quote costanti per cinque anni a partire da quello in cui è avvenuta la contabilizzazione. Con il termine plusvalenze vengono talvolta indicate anche le differenze fra i valori di mercato attribuiti al capitale aziendale in particolari momenti e il capitale netto di funzionamento risultante dalle scritture contabili (plusvalenze di scorporo, di cessione, di trasformazione, di fusione, ecc.).

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