polivinìlico

agg. (pl. m. -ci) [sec. XX; da polivinile]. Che ha relazione con il polivinile. In particolare, resine poliviniliche Fibre poliviniliche, fibre tessili, denominate anche policloroviniliche, realizzate nel 1913 da F. Klatte della Griesheim-Elektron, ma solo nel 1934 la I. C. Farbenindustrie poneva in commercio il PeCe; nasceva in seguito il Rhovyl nel 1941 e il Movil nel 1954. Parallelamente alla produzione delle fibre poliviniliche europee, negli Stati Uniti veniva messo a punto il Vinyon. Per la fabbricazione della fibra il polimero viene sciolto in solvente adatto, generalmente solfuro di carbonio-acetone, estruso e solidificato a caldo. Le fibre poliviniliche vengono prodotte in fiocco di 3-5 den; sono bianche semiopache; hanno un peso specifico di 1,38; una resistenza a trazione di 2,4-2,9 g/den. Sono contraddistinte dalla resistenza all'autocombustione e da alta sensibilità termica. Hanno media resistenza all'usura e alla gualcitura, buona resistenza ad acidi e alcali ed eccellente comportamento alla luce solare, alle intemperie e alle fiamme nonché un basso punto di rammollimento. Le fibre poliviniliche vengono usate in puro o in mista con fibre naturali in maglieria intima, articoli per neonato, filati aguglieria, tessuti a imitazione pelliccia, coperte, tappeti. Negli usi industriali trovano impiego in filtri che hanno bisogno di alta resistenza chimica e in pannelli per la depurazione dell'aria.

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