Descrizione generale

sm. [sec. XX; pre-+ Umanesimo]. Movimento culturale fiorito in Italia preannunciante motivi propri dell'Umanesimo. Nella netta contrapposizione, a lungo tradizionale, fra Medioevo e Umanesimo ha un valore particolare quanto riguarda lo studio della civiltà classica nei secoli di mezzo, e, in modo speciale, dalla rinascita carolingia al Petrarca. La figura di questo e poi quella di L. Valla vanno valutate, nel Trecento e nel Quattrocento, nella loro specifica funzione di meditazione e poi di critica che prepara il nuovo metodo umanistico di Erasmo da Rotterdam, in esigenze profonde sia della storia nella sua continuità, cristianesimo compreso, sia nei riguardi di Lutero e della stessa Riforma evangelica.

Cenni storici

Gli inizi di un nuovo movimento culturale vanno però riportati ben più indietro e nell'Europa settentrionale almeno ai primi del sec. XIV, per un'esigenza di studi filologici. Lo stesso Petrarca deve essere valutato nell'atmosfera culturale della Francia, almeno per il periodo del papato in Avignone, per i contatti indiretti con le scuole di Chartres, Tours, Orléans, fiorenti fin dal sec. XII, come altre furono in auge in Inghilterra (Canterbury) e in Germania (vari monasteri). In tutta Europa si nota un impulso creativo di vita cittadina anche nella crisi della feudalità, sia per l'Impero, sia per la Chiesa. La cultura si volge allo studio dell'uomo attraverso i documenti trasmessi dall'antichità o fatti rinascere nello spirito moderno da fortunati (e anche fortunosi) ritrovamenti. Gli studi giuridici e medici delle università (con Pavia, Padova e Bologna) mettono in nuova luce l'attività dell'uomo e la conoscenza della natura. La Francia con le sue scuole tiene viva la cultura classica e influenza con lo studio delle opere antiche la propria letteratura, dalla Canzone di Orlando alla lirica cortese. Nel sec. XIII Geroud d'Abbeville, Vincenzo di Beauvais e altri tengono alto il nome della cultura, anche se predomina in loro il valore dottrinario ed enciclopedico del sapere. Alcuni italiani sono influenzati dalla cultura francese, come Dionigi da Sansepolcro, amico del Petrarca. La rinascita carolingia aveva dato inizio a una splendida cultura che avrà nuovi sviluppi dal Mille in poi: la curia regia di Parigi e quella papale in Avignone ne svilupperanno molti principi. La ricerca dei codici, lo studio dei testi antichi, l'imitatio delle eleganze classiche (con pieno superamento delle formule medievali e della mentalità della scolastica, in particolare dei teologi della Sorbona) e lo studio filologico dei testi, postillati ed emendati, rivelano temperamenti di sinceri umanisti come, in Francia, Jean de Montreuil (1354-1418), oggi molto valutato per il suo epistolario, e Nicolas de Clamanges (1360-1437), dotto ricercatore e fine stilista, e, in Inghilterra, Richard de Bury (1286-1345), assertore di una interpretazione cristiana della cultura con atteggiamenti che il Petrarca ha impersonato magistralmente dal punto di vista della morale, motivo d'unione fra paganesimo e “buona novella”. Così in Germania Amplonius Ritink (1365-1455) è stato tra i maggiori e più esperti collezionisti di testi antichi e scopritore di codici, e soprattutto Niccolò Krebs (Cusano umanisticamente), anche per i suoi contatti con Padova e la cultura umanistica italiana, ha mostrato tesori di attività intellettuale nel campo filosofico e per nuovi principi della dignità umana. In Italia, soprattutto nel Settentrione, il preumanesimo ha mostrato fermenti di cultura: con Guglielmo da Pastrengo e le sue ricerche in Verona, con Lovato de' Lovati in Padova e, ancora in questa città ricca di studi, con Albertino Mussato, storico e poeta; e così, in Pavia e in Milano, alla corte dei Visconti, notai e giuristi alternano ricerche sul diritto romano a esigenze umanistiche di “bello stile” e di eleganze formali. In questi centri di cultura la prodigiosa attività di Petrarca fece rifulgere quanto era stato preparato nella riscoperta dell'antichità classica, sia per valore morale, sia per esigenze estetiche ben presto tipiche di tutto l'Umanesimo italiano anche per i suoi contatti con la musica e con le arti figurative. Un principio di notevole interesse, affermato nel sec. XIX da F. Novati e nel XX da E. Faral, è quello della cultura latina presente in tutta Europa nella genesi e nell'evoluzione delle letterature sorte nel Medioevo: per cui, dove langue il latino, non è forte nemmeno l'espressione volgare. A differenza di quanto affermava il romanticismo intorno al popolo, creatore spontaneo, solo la cultura latina dei conventi e delle curie, oltre che dei singoli dotti, favorisce l'elemento letterario, espressione di una nuova civiltà. La tradizione epica classica si mostra in Francia nelle canzoni di gesta. Il mondo antico e la fede cristiana si uniscono nella magnificazione dell'uomo, della patria e della religione; prima ancora dello splendido Rinascimento, che irradiò dall'Italia nella sua forma perfetta di arte e di letteratura, molte altre rinascite si notano nell'Europa cristiana nei secoli detti polemicamente (a opera degli stessi umanisti del Quattrocento) medievali, con una periodizzazione che gli illuministi hanno accentuato nell'esigenza della Ragione e della Scienza sperimentale. Non v'è quindi un contrasto fra la cultura del Medioevo francese e il Rinascimento, se non nell'accentuarsi da parte italiana di elementi estetici e formali che mostrano nel bello la civiltà delle lettere, laddove la cultura francese (e anche quelle inglese e tedesca) accentua gli elementi morali. In circa cinque secoli si venne mantenendo e rinvigorendo un tipo di cultura che si può chiamare appunto preumanesimo, ma che presuppone la fioritura dell'Umanesimo italiano proprio fra il Medioevo francese e il Rinascimento. Una civiltà nazionale, in Francia e in Italia, oltre che in restanti parti d'Europa (Spagna compresa, nella lotta contro i Mori fino al 1492), spiega anche i caratteri di una nuova attività culturale connessa con le repubbliche e i regni e soprattutto con le prerogative delle comunità rappresentate dai maggiori centri religiosi e laici, dai conventi, alle curie, agli studi universitari. Alla rinascita medievale (come affermò F. Neri) si uniscono le fioriture della lirica volgare francese nel sec. XII e di quella italiana nel XIII. La tradizione classica alimenta anche il sorgere di nuove voci nazionali nello spirito preumanistico.

Bibliografia

G. Billanovich, I primi umanisti e le tradizioni dei classici latini, Friburgo, 1953; P. Renucci, L'aventure de l'humanisme européen au Moyen Age, Parigi, 1953; E. Garin, Studi sul platonismo medievale, Firenze, 1958; B. Nardi, Saggi sull'aristotelismo padovano dal secolo XIV al XVI, Firenze, 1958; J. H. Randall, The School of Padua and the Emergence of Modern Sciences, Padova, 1961; A. Pertusi, Leonzio Pilato fra Petrarca e Boccaccio, Venezia, 1964; Autori Vari, Culture et politique en France à l'époque de l'Humanisme et de la Renaissance, Torino, 1974; W. Redwood, A Critical Study of the Medieval Humanism, Londra, 1987.

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