Lessico

Agg. [sec. XIII; da corte].

1) Di corte; che ha le nobili qualità dell'ambiente di corte; amore cortese. Armi cortesi, armi inoffensive usate nelle giostre e nei tornei; fig., atteggiamento, discorso polemico, ma pur sempre condotto in maniera garbata.

2) Che rivela gentilezza; garbato: una persona cortese.

3) Lett., che dimostra generosità.

Letteratura: la poesia cortese

Prima forma lirica della letteratura in volgare in Francia, nel cui Sud nacque, servendosi della lingua d'oc, ma che si diffuse rapidamente anche nel Nord: tutti, trovatori e trovieri, composero secondo i canoni della stessa dottrina formale e sentimentale. Il tema pressoché unico della poesia cortese è l'amore, un amore disciplinato da regole rigide, rivolto a un oggetto fornito di tutte le perfezioni, l'unico degno di essere cantato. Più che una donna, i poeti cortesi cantarono la bellezza e il “valore”. L'amore, oltre che principio di verita e di virtù, è un culto che richiede raffinatezza di vocabolario, di stile, di metro, di musica. Il primo trovatore fu Guglielmo IX di Aquitania (morto nel 1127); dopo di lui i maggiori furono Jaufré Rudel, Marcabruno, Bernard de Ventadour, Arnaldo Daniello, Bertrand de Born, Peire Cardenal, Giraut Riquier. La crociata contro gli albigesi, spezzando per sempre il mondo raffinato delle corti in cui l'arte trovadorica si era sviluppata, ne segnò la fine. La poesia dei trovatori era intanto attecchita in terra italiana e spagnola. In Italia i primi trovatori, come Sordello di Mantova, scrissero in provenzale; ma la più ricca fioritura della poesia cortese fu quella della scuola siciliana, esperienza squisitamente letteraria di un'élite intellettuale, non adeguatamente sorretta, però, da una cultura propria. Le teorie dell'amore cortese influenzarono più tardi la scuola poetica del “dolce stil novo” e offrirono lo spunto essenziale alla poesia amorosa di Dante e del Petrarca. In Spagna le influenze della poesia provenzale si avvertirono con maggiore forza ed estensione: i più bei risultati di questa nuova scuola poetica si ebbero nelle poesie di Alfonso X il Dotto e nel Canzoniere di Ajuda. Anche in Germania fiorì la lirica cortese: i poeti d'amore furono i Minnesänger, cantori della Minne, cioè dell'attenuato impulso del cuore che l'impero della mente trasforma da passione per la donna in devozione governata dalle leggi dell'onore. Celebre tra i Minnesänger è soprattutto Walther von der Vogelweide, autore di mirabili canti che, con dovizia d'immagini e freschezza di eloquio, esaltano le donne e l'amore. Di poco posteriore rispetto alla poesia dei trovatori è il fiorire, nella Francia del Nord, della poesia dei trovieri, che annovera i nomi di Conon de Béthune, Gace Brulé, Gui de Coucy, Thibaut de Champagne, Colin Muset e Rutebeuf, nei quali ultimi è sensibile un'evoluzione in senso realistico che li differenzia dagli eleganti e severi rimatori cortesi. Nel sec. XIII, con l'evoluzione della società, la nascita di strutture comunali e il diffondersi delle arti e dei commerci, la poesia si trasferì anche nell'ambiente borghese: il nuovo centro poetico fu Arras e a quella società si ispirarono Adam de la Halle e Jean Bodel. Il contatto con la nuova realtà trasformò la natura originaria della lirica; tuttavia si ricollegarono a questa tradizione anche i poeti del sec. XV come Alain Chartier, Christine de Pisan e Charles d'Orléans. Nonostante l'uniformità dei temi, la lirica cortese conobbe una grande varietà di generi, tra cui quello prevalentemente politico del sirventese, oltre alle chansons à danser, chansons à personnages, chansons de toile, pastorelle, albe, reverdies ecc., cui si accompagna un'altrettanto ricca varietà metrica.

Letteratura: il romanzo cortese

Si sviluppò nel Nord della Francia, dapprima con i romanzi imitati dall'antichità classica (vedi ciclo classico), poi con i romanzi brettoni (vedi ciclo brettone) a opera di Chrétien de Troyes, poi dei poeti di Tristano e Isotta, Thomas e Béroul, della poetessa dei Lais, Marie de France. Si tratta di romanzi in versi e precisamente in ottonari. Nel secolo successivo comparvero i rifacimenti in prosa del ciclo del Graal, ma di nuovo in versi numerosi romanzi di avventure straordinarie, sempre più lontane dalla materia di Bretagna. Veri e propri romanzi di avventure sono quelli di Jean Renart, Gerberto di Montreuil, Philippe de Beaumanoir, Jean d'Arras. Nel sec. XIII la dottrina cortese trovò in Guillaume de Lorris un sottile maestro: le avventure allegoriche del Roman de la Rose formano un vero trattato di amore cortese. La diffusione dei fabliaux, narrativa di tipo realistico, tolse spazio alla letteratura cortese; a essa si può ancora ricondurre nel sec. XV Le Petit Jehan de Saintré di Antoine de La Sale: ma la cavalleria diventa qui oggetto di ironia. Un secolo dopo tornò momentaneamente di moda con l'Amadis de Gaula, tradotto in francese da Herberay des Essarts nel 1540, che a sua volta contribuì alla formazione del romanzo sentimentale e pastorale dell'inizio del sec. XVII. Come quello francese, l'epos cortese tedesco riecheggia il convenzionalismo di una società elegante, tutta giostre e cerimonie, galanterie e amori formali. I tre grandi maestri tedeschi del romanzo cortese sono Hartmann von Aue, autore dell'Erec e dell'Iwein, fantasiosi racconti dove l'amore per una donna suscita drammatici contrasti con l'imperativo dell'onore, Gottfried von Strassburg, il primo poeta tedesco che abbia cantato il grande amore di Tristano e Isotta, e Wolfram von Eschenbach, il celebre autore del Parzival, quadro completo della vita cavalleresca nei suoi aspetti sia religiosi sia profani.

Bibliografia

R. Bezzola, Les origines et la formation de la littérature courtoise en Occident, 3 voll., Parigi, 1958-67; R. Dragonetti, La technique poétique des trouvères dans la chanson courtoise. Contribution à l'étude de la rhétorique médievale, Bruges, 1960; A. Fourrier, Le courant réaliste dans le roman courtois en France au Moyen Age, Parigi, 1960; M. Lazar, Amour courtois et “Fin'amors” dans la littérature du XII siècle, Parigi, 1964; G. M. Cropp, Le vocabulaire courtois des troubadours de l'époque classique, Ginevra, 1975; U. Mölk, La lirica dei trovatori, Bologna, 1986.

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