primato

Indice

Lessico

sm. [sec. XIV; dal latino primātus, da primus, primo].

1) Superiorità di una cosa o di una persona su tutti gli altri in un determinato campo: avere, conquistare i primati; tiene il primato nelle lettere e nelle arti. § Primato della ragion pratica, nella filosofia kantiana si riconosce questa posizione di privilegio alla ragion pratica nei confronti della ragion pura, perché nella conoscenza della realtà soprasensibile essa raggiunge la certezza.

2) La migliore prestazione ottenuta in una specialità sportiva e non ancora superata; può essere mondiale, olimpica, nazionale, regionale, stagionale, ecc. e può riguardare anche solo una determinata categoria o classe di atleti, macchine e animali. In ogni caso il miglior tempo sarà sempre considerato primato assoluto. Si parla anche di primato di pista e di determinate gare compiute sempre sullo stesso percorso per indicare il miglior tempo ottenuto in assoluto.

Religione

Primato pontificio, prerogativa riconosciuta al romano pontefice, in quanto ha la giurisdizione sulla Chiesa universale e su ciascun membro di essa. La dottrina cattolica ne ravvisa il conferimento a Pietro da parte di Cristo con le parole: “E io dico a te che tu sei Pietro e sopra questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte dell'inferno non prevarranno contro di essa” (Matteo 16,18). Da queste parole la Chiesa desume il primato di Pietro e dei suoi successori. La teologia protestante, invece, da Lutero ad Harnack e Cullmann, sostiene un primato solo personale di Pietro sugli apostoli. La continuità del primato nei successori di Pietro è sostenuta dalla Chiesa cattolica come condizione essenziale all'indefettibilità della Chiesa (lo confermerebbero l'intervento di Clemente Romano nella Chiesa di Corinto; la testimonianza d'Ignazio di Antiochia che denomina la Chiesa di Roma “presidente nella carità”; d'Ireneo di Lione che ne afferma la “principalità”; di Agostino che ne riconosce l'inappellabilità, ecc.). Il primato pontificio si andò rafforzando durante i primi secoli del Medioevo (quando il papato si sostituì praticamente alla deficitaria amministrazione di Bisanzio) e fu ribadito nei Concili di Costanza (1414-18) e di Ferrara-Firenze (1438-45) contro Wycliffe e Hus; fu definito dal Concilio Vaticano I (Pastor Aeternus, 1870) contro le tendenze di conciliarismo e febronianesimo.

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