psicoterapìa

sf. [sec. XX; psico-+terapia]. Ogni tecnica terapeutica rivolta alla cura dei disturbi mentali che faccia uso solo di metodi psicologici, e con l'esclusione quindi di farmaci, terapie di shock, ecc. § Una classificazione delle diverse forme di psicoterapia in uso, estremamente numerose, deve anzitutto far riferimento ai presupposti teorici che sono alla loro base. Le psicoterapie più diffuse sono a sfondo psicanalitico e possono essere svolte seguendo le teorie di S. Freud, C. G. Jung, A. Adler, M. Klein, ecc. La lunghezza usuale di questi trattamenti e il loro costo elevato che porta a escludere molti pazienti dal beneficiarne hanno fatto sorgere altre forme di psicoterapia più brevi, fondamentalmente su base analitica, che consentono di ovviare a tali inconvenienti. Tali tecniche terapeutiche sono volte soprattutto a rafforzare l'Io più che ad analizzare l'inconscio, quindi tendono a rieducare la personalità sul piano individuale e sociale: si tratta di terapie di sostegno, terapie di gruppo, terapie miste con uso di farmaci. Esistono poi psicoterapie che si basano su tecniche suggestive, prima tra tutte l'ipnosi. Altre sono basate sulla teoria dell'apprendimento; si parla allora di behavior therapy e le tecniche impiegate sono rivolte al decondizionamento dei sintomi, considerati abitudini apprese. In passato l'impiego delle psicoterapie era riservato ai nevrotici, con esclusione degli psicotici, se non per alcune forme di psicoterapia collettiva, quali l'ergoterapia o la terapia occupazionale. In seguito la psicoterapia è stata utilizzata con successo anche nei casi di psicosi. La psicoterapia trova pertanto impiego anche nella bulimia nervosa, nella schizofrenia, nelle forme depressive, nei disturbi post-traumatici da stress e in quelli dissociativi dell'identità e negli attacchi di panico. Della cura dei disturbi psicotici si occupa in particolare la psicoterapia relazionale e familiare. Secondo questa scuola il comportamento patologico non deve essere affrontato con il singolo individuo, ma attraverso la cura dell'intero nucleo familiare. Il comportamento disturbato è infatti espressione di relazioni patologiche tra i membri della famiglia e proprio le relazioni diventano oggetto di studio e di cura. A partire dagli anni '80, tre indirizzi hanno iniziato a caratterizzare la scena internazionale della psicoterapia: la crescente integrazione, nell'ambito della psichiatria clinica, tra psicoterapia intervento psicofarmacologico (che in molte situazioni si rivela più efficace della sola psicoterapia o del solo intervento farmacologico); la tendenza all'eclettismo teorico-clinico, con un criterio pragmatico, con il quale nella pratica clinica vengono fintegrate diverse tecniche di intervento tratte da differenti modelli teorici; Lo sviluppo di un movimento di ricerca empirica sulla psicoterapia, che, attraverso l'applicazione di metodi di ricerca adattati dalla pratica sperimentale studia i risultati e i processi che caratterizzano la pratica psicoterapeutica, nei diversi approcci e davanti alle diverse psicopatologie (processes/outcomes research). In Italia l'art. 3 L. 56, 18 febbraio 1989, in materia di "Ordinamento della professione di psicologo", stabilisce che l'esercizio dell'attività psicoterapeutica, in ambito pubblico o privato, è riservata a laureati in psicologia o medicina e chirurgia iscritti nei rispettivi albi; per tale attività la Legge prevede una formazione professionale da acquisire, dopo il conseguimento della laurea e dell'iscrizione all'Ordine, mediante corsi di durata almeno quadriennale presso scuole di specializzazione.

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