rimostranza

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sf. [da rimostrare]. Espressione di biasimo per una mancanza o di protesta per un torto subito (per lo più al pl.): farò le mie rimostranze per l'impegno non mantenuto. § Nella storia del diritto, denominazione data ai rilievi presentati dal Parlamento di Parigi quando il re voleva emanare un editto, prima che questo venisse registrato. Sotto Luigi XIV le rimostranze furono praticamente vanificate dall'assolutismo intransigente del re, ma per tutto il sec. XVII esse furono in mano al Parlamento uno strumento efficace per opporsi a tutti gli arbitri del sovrano. Il diritto di rimostranza esisteva anche nel Senato sabaudo e in quello milanese e nei sec. XVIII e XIX fu più volte usato per opporsi a provvedimenti regi giudicati troppo gravosi o inopportuni.

Grande Rimostranza

Elenco delle lagnanze politiche e religiose formulate nel 1641 dal Parlamento Lungo contro Carlo I. Presentata nel novembre 1641 da J. Pym fu rifiutata dal sovrano il quale esasperò i rapporti con il Parlamento, giungendo al punto di tentare di far arrestare lo stesso Pym e altri parlamentari. Il 2 giugno dell'anno successivo le rivendicazioni parlamentari, tra cui la richiesta che la nomina dei ministri fosse ratificata dai Comuni, furono incluse nelle “diciannove proposizioni” fatte al re. Un nuovo rifiuto portò poco dopo alla rottura fra il re e il Parlamento e alla rivoluzione con l'apertura della guerra tra le truppe realiste e l'esercito parlamentare (22 agosto 1642).

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