salòtto

Indice

Lessico

sm. [sec. XVI; da sala]. Stanza di non vaste proporzioni destinata a ricevere gli ospiti o alla conversazione; il mobilio che ne costituisce l'arredamento: l'ho fatto entrare in salotto; ha acquistato un salotto di stile moderno. Per estensione, raduno di più persone che abitualmente si frequentano per ragioni mondane, culturali e simili: tener salotto; in particolare, salotti letterari, centri di elaborazione e di dibattito culturale sorti in Francia all'inizio del sec. XVII sull'esempio delle accademie italiane, a differenza delle quali esercitarono anche notevole influsso sulla vita politica. Spregiativo, ambiente frivolo, centro di pettegolezzi: chiacchiere da salotto.

Storia

Il primo salotto, assai famoso, fu quello dell'Hôtel de Rambouillet, cui seguirono alcuni salotti nei quali nacque il preziosismo: quelli di Madeleine de Scudéry, di Madame Scarron (la futura Madame de Maintenon), di Madame de Sablé, di Ninon de Lenclos. Al tempo della Fronda si ebbe il salotto politico di Madame du Plessis-Guénégaud. Durante la Reggenza fiorirono il salotto di Madame Lambert, l'Hôtel de Sully e il salotto della duchessa del Maine (a Sceaux), frequentato dagli spiriti più aperti. In seguito i salotti assunsero un carattere più politico e filosofico. Tra essi ebbero fortuna quelli di Madame de Tencin, di Madame d'Épinay, di Madame du Deffand, di sua nipote Mademoiselle de Lespinasse, di Madeleine Angélique de Neuville-Villeroy e di Madame Necker. Dopo la Rivoluzione i salotti persero la loro importanza. Tra gli ultimi salotti si ricordano quelli di Madame de Staël e di Madame Récamier. In Italia celeberrimo è stato il salotto della contessa C. Maffei, che riunì i maggiori esponenti del mondo letterario, artistico e patriottico dell'Ottocento.

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