sciàbola

sf. [sec. XVIII; dal polacco szabla]. Arma bianca da taglio e da punta costituita da una lama generalmente curva con il taglio nella linea convessa e il controtaglio a 1/4 ca. della costola e da un'impugnatura dotata di accessori (fornimento). § Diffusa fin dall'antichità nell'Europa orientale e in Asia, la sciabola fu introdotta in Occidente nel sec. XVI. La sciabola italiana derivò dalla scimitarra persiana ed era simile per forma alla daga e della storta; altrove furono in uso altri tipi di sciabola, come la turchesca e gli spadoni a due mani e a una mano e mezza (con lama curva a un solo taglio), molto diffusi soprattutto in Svizzera, dai quali derivò poi la cosiddetta “sciabola bernese”. Il termine italiano di sciabola fu adottato soltanto nel sec. XVII, epoca in cui fu anche regolarmente fissata la lunghezza della sua lama (88,3 cm). La sciabola ebbe grande varietà di forme presso gli eserciti d'Oriente dove si affermò il tipo di lama a curva molto slanciata, come le sciabole turche e soprattutto la caratteristica scimitarra persiana (shimshīr) diffusa in tutto il mondo islamico. Caratteristiche sciabole asiatiche sono in India le talwar e le klewang, a Ceylon la kastana, nel Nepal la cosiddetta Kukhri-kora (con larga punta ricurva a forma d'ascia), nell'arcipelago indonesiano la golok e la surik, ornate di pittoreschi ciuffi di peli sull'impugnatura e all'estremità del fodero. A un taglio, leggermente arcuata, appartiene alla categoria delle sciabole anche la famosa spada giapponese nei suoi tradizionali tipi (katana, wakizashi, tachi ecc.). § L'arma usata nella scherma per la specialità omonima è lunga 105 cm, di cui 88 spettanti alla lama, e pesa 325-500 g.

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