senàrio

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agg. e sm. [sec. XIV; dal latino senaríus, formato da sei].

1) Nella metrica italiana, verso di sei sillabe con accenti ritmici sulla seconda e quinta sillaba, più raramente sulla prima o terza e quinta: “de' gelsomini / non faccio bevande / ma tesso ghirlande” (F. Redi). Due senari accoppiati formano un senario doppio: “Sbarrate la soglia, chiudete ogni varco / gittatemi intorno densissimo un vel!” (G. Carducci).

2) Nella metrica latina, senario giambico, verso di sei giambi che rappresenta un adattamento del trimetro giambico greco alla poesia latina; fu usato soprattutto dai poeti drammatici (Plauto, Terenzio) e da Fedro. Questo verso è stato trattato con molta libertà e ammette la possibilità di sostituire (tranne che nell'ultimo piede) non solo la lunga con due brevi, ma anche la breve con una lunga e questa nuovamente con due brevi (e perciò il giambo originario può essere sostituito con un tribraco, uno spondeo, un dattilo, un anapesto, un proceleusmatico), in modo che lo schema risultante è il seguente: La cesura più frequente è la semiquinaria, meno frequente è la semisettenaria (a volte le due cesure sono nello stesso verso). Nella metrica barbara è stato riprodotto con un endecasillabosdrucciolo.

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