sfaldatùra

sf. [sec. XVIII; da sfaldare]. Lo sfaldare e lo sfaldarsi; in particolare, in mineralogia, rottura di un cristallo secondo superfici coincidenti o parallele a facce presenti o possibili nel cristallo. § La sfaldatura è una proprietà fisica che dipende dalla costituzione e dalla struttura del cristallo e si manifesta secondo piani normali a direzioni di minima coesione, ossia normalmente a piani con minor numero di legami o con legami più deboli. Per esprimere la maggiore o minore facilità di sfaldatura nei diversi cristalli, la sfaldatura si distingue con un aggettivo: si parla così di sfaldatura perfetta, distinta, buona o facile, imperfetta, difficile. Non tutti i cristalli presentano però questo fenomeno: alcuni infatti (quarzo, zolfo, pirite ecc.) sottoposti a sforzi meccanici si rompono secondo superfici irregolari e non piane. Tutti i cristalli di una medesima specie, indipendentemente dalla loro forma esterna, hanno la stessa sfaldatura; inoltre se vi è sfaldatura secondo una faccia, si avrà sfaldatura parallelamente a tutte le facce a essa equivalenti in modo da rispettare la simmetria del cristallo: si possono così ottenere forme di sfaldatura che, quando sono chiuse, danno origine ai solidi o poliedri di sfaldatura. Per ogni sistema di simmetria si hanno forme e tipi di sfaldatura caratteristici: nel sistema monometrico la sfaldatura può essere cubica (salgemma), ottaedrica (diamante), rombododecaedrica (blenda); nel sistema tetragonale, bipiramidale (scheelite), prismatica (rutilo), basale (apofillite); nel sistema esagonale, basale (berillo), prismatica (apatite); nel sistema trigonale, romboedrica (calcite), basale (antimonio), prismatica (cinabro); nel sistema rombico, pinacoidale (anidrite), prismatica (baritina); nel sistema monoclino, prismatica (pirosseni e anfiboli), pinacoidale (gesso), basale (miche e cloriti); nel sistema triclino, pinacoidale (cianite).

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