Lessico

sf. [sec. XIX; da sistema].

1) Parte della biologia che si occupa dell'identificazione e della comparazione delle specie viventi, della ricostruzione della loro parentela (filogenesi) e della loro classificazione.

2) Insieme delle basi teoriche e dei principi metodologici di una disciplina; anche il metodo usato nell'organizzare le conoscenze secondo un dato sistema.

Cenni storici: da Aristotele al sec. XVIII

Le origini della sistematica risalgono ad Aristotele che, oltre a formularne i presupposti teorici, classificò, in base ai loro caratteri morfologici, quasi 500 specie animali in otto “grandi generi”. Assai meno felici furono la prima classificazione dei vegetali in erbe, suffrutici, arbusti e alberi e le prime incerte analisi descrittive del regno minerale fatte dal suo discepolo Teofrasto. La diminuzione d'interesse nei confronti della natura nell'antichità classica e nel Medioevo non generò che classificazioni descrittivo-analitiche prive di una visione teorica unitaria e legate piuttosto a esigenze pratiche che non modificarono sostanzialmente gli schemi del periodo aristotelico. Fu solo nei sec. XVI e XVII che vari studiosi, da K. Gessner a U. Aldovrandi, da A. Cesalpino a J. Ray, da Jean e Caspar Bauhin a J. Tournefort, da Agricola a Nicola Stenone, sollecitati dal numero rapidamente crescente di animali, minerali e vegetali scoperti a seguito dell'esplorazione dei nuovi continenti, sentirono sempre più l'urgenza di trovare diversi e più validi criteri cui ispirare la classificazione. Ebbero così inizio i sistemi artificiali di classificazione, basati su un solo o pochi elementi di affinità generalmente morfomacroscopici, culminati nei primi decenni del Settecento nelle classificazioni botanica, zoologica e mineralogica di Carlo Linneo.

Cenni storici: da Linneo a Darwin

Il grande naturalista svedese definì le principali unità sistematiche e le rispettive posizioni gerarchiche (in scala ascendente: specie, genere, ordine, classe) che trovarono nella nomenclatura binomia da lui introdotta una rigorosa espressione formale. L'imponente edificio linneano, basandosi però sulla convinta adesione alla fissità della specie e quindi su un'accentuazione della discontinuità e della gradazione gerarchica degli organismi, si inseriva in quella tradizionale visione creazionistica e statica della natura destinata a essere profondamente modificata dallo sviluppo del pensiero scientifico. Già alcuni suoi contemporanei, come G. Buffon e B. de Jussieu, avevano manifestato una forte avversione per l'artificiosità delle classificazioni tradizionali, sottolineando al contrario la necessità di metodi “naturali” in grado di cogliere le affinità biologiche tra le specie. Questa tendenza, rafforzata dagli apporti, spesso eterogenei, di G. Saint-Hilaire, G. Cuvier, Augustine e Alphonse de Candolle, R. Brown, S. Endlicher, A. T. Brongniart, trovò nel corso dell'Ottocento una comune e rivoluzionaria base nella proposta evoluzionistica di J.-B. Lamarck e di Ch. R. Darwin. Le scienze naturali si discostarono così sempre più dallo studio della materia organica, mentre si rafforzò la convinzione che tutti gli organismi viventi hanno avuto origine da un unico primitivo capostipite. Questa convinzione appariva peraltro suffragata dalle scoperte biologiche dovute al progressivo affinarsi della tecnica e all'introduzione di nuovi metodi d'indagine, allo sviluppo della paleontologia e al definitivo accertamento della natura dei fossili, al differenziarsi della chimica e della fisica nonché delle stesse scienze biologiche. La sistematica entrò così in una nuova fase tendente a evidenziare la filogenesi delle specie e delle altre categorie sistematiche le une dalle altre.

Cenni storici: la diversità dei criteri di classificazione a partire dal sec. XIX

Pur traendo origine da una comune visione evoluzionistica, le diverse tendenze teoriche hanno prodotto, dalla seconda metà del sec. XIX, scuole basate su una metodologia parzialmente dissimile: se da un lato ciò ha fatto progredire molto gli studi di sistematica, dall'altro ha contribuito a rendere sempre più complesse e talora controverse le classificazioni per l'intrecciarsi dei criteri adottati. I criteri fisiologico, riproduttivo, genetico, eziologico, ecologico, citologico e biochimico che si sono via via aggiunti al primitivo criterio morfologico linneano hanno infatti provocato graduatorie di caratteri e discriminazioni spesso discordanti, complicando anche le divisioni formali e delle categorie tassonomiche. Molti autori seguono attualmente la suddivisione in procarioti, comprendenti i Batteri e le Alghe Azzurre, ed eucarioti, comprendenti tutti gli altri organismi distinti nei raggruppamenti maggiori dei Protisti, degli animali (i Metazoi, dai Poriferi in su) e di un numero ancora incerto di gruppi corrispondenti alle “piante”. A livello della trattatistica corrente vi è tuttavia ancora una forte tendenza a seguire schemi tradizionali. Tra gli studiosi di sistematica vegetale succedutisi dal sec. XIX si ricordano A. W. Eichler, A. H. Engler, R. von Wettstein. Per quanto concerne i classificatori zoologici citiamo K. von Siebold, R. Leuckart, K. F. Claus, L. Plate, B. Rensch. Per quanto riguarda la mineralogia, le prime grandi classificazioni basate sulla composizione chimica comparvero verso la metà del Settecento con i lavori di J. G. Wallerius, T. O. Bergman, M. V. Lomonosov e A. G. Werner. Per le classificazioni apparse successivamente si ricordano quelle di R. Haüy, J. Berzelius, F. S. Beudant, Brongniart, Leymérie, F. Zirkel e soprattutto quella di J. D. Dana, aggiornata dal figlio Edward Salisbury e successivamente rivista e completata da vari studiosi. La tendenza attuale, anche in seguito ai nuovi concetti sulla struttura della materia allo stato cristallino, è di classificare i minerali tenendo conto sia della composizione sia delle caratteristiche strutturali. Dal 1941, a opera di H. Strunz, sono state pubblicate le Mineralogische Tabellen, successivamente aggiornate, nelle quali è contenuta una sistematica dei minerali basata su fondamenti cristallochimici.

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