stòrico

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Lessico

agg. e sm. (pl. m. -ci) [sec. XIV; latino historícus, dal greco historikós, da historía, storia].

1) Agg., della storia, che appartiene o si riferisce alla storia: ricerche, notizie storiche; opera storica; tempi storici, quelli i cui avvenimenti sono testimoniati da documenti scritti o da altre prove sicure. Per estensione, che è realmente accaduto, vero, reale, non inventato: fatti, dati storici; film storico; romanzo storico, la cui azione è ambientata in un det. periodo della storia e in cui compaiono fatti e personaggi realmente esistiti.

2) Di fatto, che è molto importante, che influisce o può influire sullo svolgimento della storia: quello di Teano fu un incontro storico. Poco comune, che è risaputo, che non si può mettere in dubbio: sono ormai vicende storiche.

3) Sm., scrittore di storia, storiografo: uno storico della rivoluzione russa.

4) Personaggio che svolge funzione di collegamento narrativo tra le diverse scene di uno spettacolo nel dramma sacro medievale, dove assume tuttavia denominazioni diverse, mentre storico in senso proprio è la figura, la voce che fa da perno, con analoga funzione, nell'oratorio musicale, sacro o profano. Allo storico di tradizione medievale giullaresca si collega il moderno cantastorie. Funzione di storico assolve il coro in drammi shakespeariani come l'Enrico V, mentre personaggi-coro, richiamantisi, alla lontana, alla figura dello storico si trovano in opere teatrali contemporanee come Our Town (Piccola città) di T. Wilder, dove il personaggio è commentatore, oltre che narratore.

Cinema

In quanto “genere” di consumo, si coltivò soprattutto il film spettacolare in costume, oleografico e colossale, che ebbe a Hollywood il principale esponente in C. B. De Mille, e in Italia visse molte stagioni a partire dal Quo vadis? (1912) di E. Guazzoni, attraverso Scipione l'Africano (1937) di C. Gallone, fino al rigurgito del film-peplum negli anni Cinquanta, e che non risparmiò nessuno dei grossi Paesi produttori, compresi quelli socialisti. In tempi più recenti, si cercò di immettere in tali “colossi” un'idea (Spartacus, 1960, di S. Kubrick; Il Faraone, 1966, di J. Kawalerowicz ecc.). Un'impostazione senz'altro più adulta del film storico era presente nei capolavori di D. W. Griffith o nel cinema “visionario” di A. Gance, e fu sviluppata in modo autonomo dal cinema sovietico, sia nei classici del periodo muto, che evocavano la Rivoluzione con linguaggio innovatore, sia nelle grandi ricostruzioni degli anni Trenta, che prendevano a modello la letteratura ottocentesca e furono più tardi viziate dal cosiddetto “culto della personalità”. Il cinema rivoluzionario sovietico influì sul cinema mondiale sotto il profilo stilistico, insegnando a sintetizzare l'epoca storica, come fece mirabilmente C. Th. Dreyer conLa passion de Jeanne d'Arc(1928; La passione di Giovanna d'Arco). Su questa linea si mossero sostanzialmente i cineasti più moderni, che giustamente videro il film storico come film del presente. Capofila ne fu R. Rossellini che nel 1966, con La presa di potere di Luigi XIV, diede un vero classico nella demistificazione di “certa” storia. Da Senso (1954) di L. Visconti e La pattuglia sperduta (1954) di P. Nelli, a Bronte (1970) di F. Vancini e Quanto è bello lu murire acciso (1976) di E. Lorenzini, gli italiani rinnovarono sugli schermi la visione del Risorgimento. In seguito il genere, in sintonia con le tendenze della ricerca storiografica, ha visto spesso approfonditi temi da “microstoria” o antropologia culturale, con un'attenzione più scientifica per i particolari e l'ambientazione. Ricordiamo Le retour de Martin Guerre (1982; Il ritorno di Martin Guerre) di D. Vigne, Babettes gaestebud (1987; Il pranzo di Babette) di G. Axel, The age of innocence (1993; L'età dell'innocenza) di M. Scorsese e Luis, l'enfant du roi (1993) di L. Planchon. Al genere storico, poi, negli ultimi anni del XX secolo si sono dedicati con particolare attenzione alcuni registi italiani; fra gli altri P. Avati con I cavalieri che fecero l'impresa (2001) e E. Olmi con Il mestiere delle armi (2001). Da ricordare infine la splendida ricostruzione della Roma antica (che è valsa 5 premi Oscar) attuata da R. Scott, in Gladiator (2000; Il gladiatore).

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