Definizione

sf. [steno-+-grafia]. Sistema di scrittura manuale abbreviata e sintetica, ottenuto sfruttando simboli desunti dalla grafia corsiva comune o dalle figure fondamentali della geometria piana.

Storia: la tachigrafia

Le prime forme di abbreviazione delle parole sono molto antiche e risalgono ai Fenici (sec. XIV-XIII a. C.), la cui scrittura rappresentava già una notevole semplificazione nei confronti di altre molto più complesse ed era l'espressione di un popolo volto alle cose pratiche e per il quale il tempo era denaro: quindi anche la scrittura doveva essere veloce e a questo scopo ai segni semplificati aggiunsero anche abbreviazioni e segni convenzionali che stavano al posto di tutta una parola. In Grecia la tachigrafia palesò tutta la sua utilità con il fiorire dell'arte oratoria e delle discussioni filosofiche: secondo la testimonianza di PlutarcoSenofonte avrebbe scritto i suoi Memoriali di Socrate usando anche formule tachigrafiche; ulteriori sviluppi ebbe la tachigrafia nel periodo ellenistico, specialmente ad Alessandria, dove una mirabile fioritura delle scienze e delle arti era vivacizzata da continui dibattiti, sovente a un livello così elevato da rendere necessario conservarne la memoria e a questo scopo era molto opportuna la tachigrafia. A Roma il primo a usare forme abbreviate fu il poeta Ennio, ma l'onore di avere raccolto e perfezionato in sistema compiuto le varie abbreviazioni usate sia in Grecia sia a Roma pare debba attribuirsi a Tirone, segretario di Cicerone. Aggiunte posteriori apportate da Vipsanio Filargio d'Aquila, liberto di Mecenate, diedero alla tachigrafia più completo ampliamento. Le abbreviazioni (dette notae) avevano un segno principale per la radice della parola abbreviata e un altro secondario per la sua desinenza. Nel Medioevo la tachigrafia era usata nei documenti notarili e nella trascrizione dei codici, ma non andò oltre le note abbreviate già conosciute: ne è prova il fallimento di un tentativo fatto nel sec. XII dal monaco inglese J. Tilbury di riprendere le notae tironiane per farne un sistema più logico e completo (a questo fine tendeva la sua Ars notaria). Eppure il suo scritto rappresentava una prima evoluzione verso una stenografìa in senso moderno. Dal sec. XII al XVI l'uso delle abbreviazioni assunse forme molto vaste per il rifiorire degli studi filosofici e poi classici e per i vasti dibattiti su Riforma e Controriforma, ma senza un sistema unificante e sotto il segno della più sbrigliata individualità.

Storia: le scuole inglese, francese e tedesca

A maggiore serietà sistematica intesero le tre scuole inglese, francese, tedesca, sorte nel sec. XVII: quella inglese ha il merito di avere introdotto il termine stenografìa tramite J. Willis (1575-1625), autore dell'Arte della stenografia insegnata mediante piane e sicure regole, nella quale espone un sistema stenografico in base a segni geometrici. Una vera stenografìa troviamo però nel trattato di S. Taylor, professore a Oxford e creatore di una scrittura fonetica, nella quale ogni fonema aveva un proprio segno e questo si riferiva ai soli suoni uditi. Il successo del sistema Taylor è attestato dalla sua traduzione e applicazione al francese da parte di P. Bertin nel 1792, allo spagnolo a opera di F. de Paula Martí, all'italiano tramite E. Amanti, che scrisse anche un Sistema universale e completo di stenografia (1797). La scuola francese riprese dapprima il sistema Taylor-Bertin, rielaborandolo e rendendolo più veloce (H. Prévost: Nuovo sistema di stenografia). Innovatori nei confronti del sistema Taylor furono invece L. Félix Conan de Prépéan, A. Paris ed E. Duployé. Fu invece l'inglese Pitman ad applicare alla stenografìa il sistema fonico, usando segni simili per suoni simili: una fonografia di tipo geometrico, che si diffuse in America, in Giappone, in Australia e in Italia. La scuola tedesca diede alla stenografìa un volto decisamente moderno a opera di F. X. Gabelsberger, che ideò un sistema stenografico sui principi della corsività grafica, della lettura sicura e della velocità con l'uso di prefissi e di suffissi e dando rilievo all'abbreviazione logica. Il suo successo fu generale in Europa: in Italia fu tradotto e applicato da E. C. Noë. A questo sistema si aggiunsero il sistema geometrico-corsivo (o misto) di Meschini, quello fonetico di Cima, quello misto di A. Mosciaro, ecc.

Trovi questo termine anche in:

Quiz

Mettiti alla prova!

Testa la tua conoscenza e quella dei tuoi amici.

Fai il quiz ora