Lessico

sf. (ant. e lett. sm.) [sec. XIV; dal greco tígris].

1) Carnivoro (Panthera tigris) della famiglia dei Felidi diffuso con diverse sottospecie dalla Siberia sino all'arcipelago della Sonda. Nelle loc. fig. essere a cavallo della tigre, cavalcare la tigre, cimentarsi in un'azione pericolosa.

2) Fig., persona crudele, feroce: è una tigre; cuore di tigre, duro, spietato.

Zoologia

Lunga fino a 3,40 m (inclusa la coda), alta al garrese oltre 1 m e pesante fino a 320 kg, la tigre è il più grande dei Felidi. Nel suo vasto areale di diffusione ha dato origine alle seguenti razze geografiche: Panthera tigris altaica (tigre siberiana), della regione dell'Amur-Ussuri, Manciuria e Corea, Panthera tigris amoyensis (tigre cinese), presente in Cina a sudovest dello Yang-tse-kiang, Panthera tigris corbetti (tigre indocinese), della penisola indocinese, Panthera tigris tigris (tigre reale o tigre del Bengala), dell'India e della penisola indocinese, Panthera tigris sumatrae (tigre di Sumatra), Panthera tigris sondaica (tigre di Giava) e Panthera tigris balica (tigre di Bali, la razza di taglia più piccola, ormai da considerare estinta), delle rispettive isole, e Panthera tigris virgata (tigre del Calipso), oggi ristretta ad alcune aree della Turchia e del Caucaso, all'Iran e all'Afghanistan settentrionali. Ovunque la tigre è comunque in netto declino numerico e corre seri pericoli di estinzione. Le varie razze differiscono principalmente per la taglia e la lunghezza del pelo, in genere maggiori nelle popolazioni settentrionali, il colore del manto, caratterizzato da strisce irregolari nerastre di larghezza variabile su un fondo di colore dal marrone giallastro (nelle popolazioni più settentrionali) al rugginoso (nelle più meridionali). In India e in Corea sono note anche tigri dal colore di fondo bianco tendente al crema o al celeste, che non sono propriamente albine. In cattività si sono ottenuti incroci con il leone. La tigre è oggi in forte calo numerico e alcune sue razze si sono estinte. Ora si stanno creando riserve per la salvaguardia del felino allo stato selvaggio, nelle varie parti dell'Asia dove sono presenti ancora popolazioni delle diverse sottospecie.

Etologia

La tigre vive preferenzialmente nelle zone boscose ricche di radure ma è anche frequente nelle foreste più fitte e nelle aree ricoperte da vegetazione erbacea alta e densa (giungla). La presenza di acqua nel territorio sembra particolarmente apprezzata, dato che la tigre beve e si bagna regolarmente. Come in genere i piccoli e i grandi Felidi (con esclusione del leone), la tigre è un cacciatore fondamentalmente solitario. I maschi adulti, fortemente territoriali e aggressivi, espellono decisamente dal proprio territorio altri maschi adulti e subadulti, inclusi i propri figli, che occasionalmente possono restare uccisi, e così anche le femmine lottano fra loro nel periodo del calore. Tuttavia, quando i figli sono ancora piccoli, le femmine sono assai più tolleranti fra loro, come pure lo sono i maschi nei confronti delle femmine e dei cuccioli, sicché piccoli gruppi di tigri, in genere gruppi familiari costituiti da due madri e dai loro figli ancora non indipendenti, possono talvolta spartirsi la stessa preda senza manifestazioni aggressive e in alcuni casi al banchetto può partecipare anche un maschio adulto, probabilmente il proprietario del territorio in cui la caccia è avvenuta. La tigre è un cacciatore all'agguato, e sia i maschi sia le femmine sono capaci di abbattere prede della grandezza di un bufalo asiatico. Le prede vengono attese in luoghi appartati o raggiunte tramite un lento e silenzioso avvicinamento durante il quale l'udito finissimo della tigre gioca un ruolo di prim'ordine. Nelle zone molto disturbate dalle attività umane le azioni di caccia, e in genere l'attività della tigre, si svolgono principalmente nelle ore crepuscolari e notturne, ma nei parchi e nelle riserve naturali, dove sia esercitata qualche forma di restrizione sulla caccia alla tigre o alle sue prede, la tigre si muove liberamente anche di giorno; allora il colore striato verticalmente e irregolarmente del manto le conferisce un notevole criptismo in un ambiente in cui gli elementi verticali (erbe, bambù) si mischiano con le macchie di luce e di ombra. Questo conferisce alla tigre un grande vantaggio nei confronti delle prede, che sono in genere sopraffatte dopo una breve e rapidissima corsa consistente di pochi balzi. Le prede vengono abbattute, inchiodate a terra con gli artigli e afferrate alla gola con la bocca e trattenute fino alla morte. Il pasto ha luogo immediatamente ma le carcasse sono consumate, se possibile, in più giorni successivi. Lo spettro di predazione della tigre, assai ampio, include prevalentemente individui adulti e giovani di varie specie di Cervidi di taglia grande e media, antilopi e cinghiali e, nelle zone antropizzate, una quantità di bestiame domestico o semidomestico, ma non è rara la caccia a piccoli animali come rettili, pesci e roditori. Dove è presente, anche il bufalo asiatico paga il suo tributo alla tigre, anche se questa sembra rivolgersi di preferenza agli individui giovani o a quelli menomati dalla vecchiaia o da incidenti. Nei resoconti locali, inoltre, non sono infrequenti i casi di predazione sull'uomo. Le coppie si formano durante tutto l'anno (in India) o in particolari mesi, a secondo delle regioni. Nella stagione del calore maschi e femmine lasciano tracce olfattive, contenute nell'urina e, per mezzo di quelle, si cercano e si incontrano. Come in altri Felidi le femmine inizialmente si mostrano aggressive nei confronti del maschio, che tengono a distanza attraverso atteggiamenti minacciosi ed eventualmente qualche zampata inoffensiva; l'accoppiamento, che avviene al culmine dell'estro, è accompagnato da ruggiti minacciosi e da atteggiamenti di timore da parte di entrambi i partner. La coppia resta unita per un periodo compreso fra poche settimane e due tre mesi. Dopo 105-112 giorni di gestazione la femmina partorisce da 1 a 6 tigrotti (più spesso da 2 a 4), ciechi e inetti, ma di questi normalmente solo 2 sopravvivono. La vivacità dei cuccioli e il loro continuo agitarsi e mugolare in presenza della madre sono elementi fondamentali affinché essa li riconosca come figli, li accudisca e li allatti. Quelli immobili o scarsamente attivi, al contrario, non solo non attirano il suo interesse, ma sono considerati alla stregua di estranei e vengono di norma divorati. Nel periodo dello svezzamento, la madre nutre i piccoli con la carne delle sue prede, poi permetterà a essi di seguirla durante le cacce e di cibarsi direttamente delle carcasse. I cuccioli, così, potranno osservare il comportamento della madre in agguato, il suo furtivo avvicinamento alle prede e il suo modo di abbatterle e di ucciderle, cimentandosi sempre più spesso in queste operazioni essi stessi finché, all'età di circa due anni, il loro comportamento di predazione si sarà completamente formato. A questa età i maschi sono in genere costretti, dal maschio che domina sul territorio, ad allontanarsi da quell'area e vagheranno in cerca di un'area di caccia in cui stabilirsi. Le femmine a loro volta, non appena raggiungeranno l'estro, cosa che avviene normalmente al compimento del terzo anno, saranno aggredite e cacciate dalla stessa madre.

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