pogrom

sm. russo (propr., devastazione). Termine con cui si designa un violento moto popolare, culminante in distruzioni e massacri, contro comunità ebraiche. Il nome entrò nei linguaggi occidentali tra la fine dell'Ottocento e i primi del Novecento quando l'impero degli zar fu scosso da sanguinosi sollevamenti antisemiti. Occorre dire tuttavia che moti popolari, più o meno spontanei, contro gli Ebrei si ebbero in Europa sin dai primi secoli dell'era cristiana e già gli imperatori romani sottomisero gli israeliti a una legislazione speciale (Giustiniano), mentre abbastanza frequenti furono le persecuzioni nell'Impero d'Oriente. Il “sospetto” delle plebi europee verso gli Ebrei, immigrati orientali, nasceva dalla diffusa credenza che essi praticassero arti magiche e riti sanguinari: vivevano in “sette” evitando di amalgamarsi con la popolazione locale ed erano pur sempre “gli uccisori del Cristo”. Ma il sospetto si mutava in odio nei momenti di crisi: allora gli Ebrei, emarginati e giocoforza dediti in genere al commercio e all'usura, ne divenivano il capro espiatorio. L'età nera dei pogrom nell'Europa occidentale iniziò tuttavia con il sec. XI. Già espulsi o mal tollerati in Francia, in Germania e in Inghilterra, con la predicazione della I Crociata furono oggetto di vere cacce scatenate in molte città francesi, tedesche e inglesi. Si calcola che tra il maggio e il giugno del 1096 non meno di 50.000 israeliti furono trucidati nella sola Germania. I pogrom si ripeterono con la predicazione della II Crociata (1146) in tutta l'Europa cristiana anche se in termini meno violenti. In quell'occasione Luigi VII, su richiesta di Pietro di Cluny, autorizzò i crociati a depredare le comunità ebraiche e papa Eugenio III sospese il pagamento degli interessi sui debiti contratti con gli Ebrei. In Inghilterra pogrom e persecuzioni si susseguirono a cominciare dai regni di Riccardo Cuor di Leone e di Giovanni Senza Terra finché nel 1290 gli Ebrei furono espulsi dall'isola. Feroci pogrom si ebbero in Francia nel 1321, allorché, scoppiata la peste, si sparse la voce che essa era stata provocata dagli Ebrei che avevano avvelenato i pozzi. La voce si ripeté durante la terribile pestilenza del 1348-50: le vittime di questi moti si calcolano in decine di migliaia e furono particolarmente numerose, anche in questa occasione, in Germania. La ventata di pogrom risparmiò quasi del tutto l'Italia. Va tuttavia registrato il pogrom di Trento del 1475, quando gli Ebrei di quella città furono accusati dal francescano Bernardino da Feltre di aver commesso omicidio rituale su un bambino cristiano, trovato morto lungo l'Adige (e che venne poi beatificato da Sisto V). La dominazione araba, tradizionalmente tollerante, favorì invece le comunità ebraiche della Penisola Iberica che giunsero a costituire cospicue e floride minoranze (ca. 12.000 Ebrei a Toledo; ca. 10.000 a Siviglia, ecc.). L'ondata antisemita ebbe inizio con la Reconquista. Un feroce pogrom scoppiò nel 1391 a Siviglia, provocato dalla predicazione del monaco Fernando Martínez. Di lì si propagò a Toledo, Saragozza, Lucera, Barcellona. Si calcola che quell'esplosione di odio popolare abbia provocato 30-40.000 morti: intere comunità furono distrutte. Da allora nacquero i marrani (Ebrei convertiti per evitare la morte) contro i quali tuttavia si accanì il tribunale dell'Inquisizione specie durante il regno di Ferdinando e Isabella. Infine, un decreto (30 marzo 1492) espulse gli Ebrei dalla Spagna. Tra il 1497 e il 1498 anche i regni di Navarra e di Portogallo espulsero le comunità ebraiche. Il flusso migratorio ebraico verso la Russia meridionale iniziò già nel sec. I d. C. e nel sec. IX sorse addirittura un principato ebraico presso i Chazary che durò per ca. due secoli. Episodi di violenza antisemita si ebbero col diffondersi del cristianesimo, ma la dominazione tartara (dal sec. XIII) fu assai tollerante, mentre verso la metà del sec. XVII (rivolta dei Cosacchi contro la dominazione polacca) si ebbero esplosioni di violenza inaudita contro gli Ebrei stanziati in Ucraina come esattori delle tasse e amministratori dei beni polacchi. Ma nel sec. XIX e nei primi anni del XX, quando ormai l'antisemitismo era stato respinto e cacciato dalle coscienze popolari dal diffondersi del liberalismo e del marxismo, si ebbero ancora in Germania, in Ungheria, in Polonia e specialmente in Russia i pogrom forse più atroci. Essi si ammantarono di teorie pseudoscientifiche, fecero leva sul nazionalismo e sul razzismo. Furono tollerati o addirittura eccitati dai governi, come i pogrom russi del 1902-04 (voluti dal ministro degli Interni Pleve) e quelli compiuti, in Ucraina, in Crimea, ecc., dai governi “bianchi” durante la guerra civile. Solo impropriamente, mancando la partecipazione diretta del popolo, si può parlare di pogrom per gli eccidi di Ebrei compiuti dai nazifascisti prima e durante la II guerra mondiale.