tradizióne

Indice

Lessico

sf. [sec. XIV; dal latino traditío-ōnis, propr., consegna].

1) Trasmissione, di generazione in generazione, di qualsiasi elemento facente parte della cultura di un popolo (memorie, notizie, testimonianze, usi, costumi, racconti, leggende): tradizione orale, scritta;tradizione popolari, che riguarda gli usi popolari. concretamente, gli elementi stessi così tramandati: le tradizioni degli antichi Romani; essere ligio alle tradizioni. In particolare, la trasmissione di un testo antico dall'autore a noi e l'insieme dei documenti manoscritti o stampati attraverso i quali la trasmissione è avvenuta. Per estensione, abitudine, consuetudine: la domenica pomeriggio è per noi tradizione andare al cinema.

2) In diritto, la consegna di una cosa.

Filosofia

Nella storia della cultura occidentale durante tutta una prima e lunghissima fase che arriva fino a tutto il Rinascimento e ancora oltre, la tradizione venne considerata fonte e patrimonio di sapere e di civiltà a cui rifarsi. Il diffondersi del moderno razionalismo, sia quello illuministico sia quello ottocentesco e contemporaneo, ha coinciso con un sempre più esplicito rifiuto della tradizione come possibile fonte di pregiudizi, di errori e di superstizioni, ma soprattutto come irrigidimento del sapere e dei valori culturali ed etici con il pericolo di bloccare il movimento dialettico delle scienze nella ricerca di nuovi spazi e di nuove affermazioni.

Religione

Nella storia del cristianesimo, il concetto di tradizione come trasmissione autoritativa dei dati essenziali della predicazione apostolica, normativi per la fede, ha origine già nell'età apostolica. Per la formazione dell'idea di tradizione in senso specificamente cattolico fu comunque decisivo il momento della lotta antignostica nel sec. II, che diede luogo allo stabilirsi di un complesso di definizioni dottrinarie travalicanti il puro e semplice testo scritturale. L'estensione del concetto di tradizione nella Chiesa antica è testimoniata dalla classica definizione che dei suoi contenuti diede, nel sec. V, Vincenzo di Lerino: quod ubique, quod semper, quod ab omnibus creditum est; il processo di definizione dogmatica dei dati della tradizione, imposti alla fede della Chiesa, si svolse attraverso l'opera dei concili. Il Tridentino definì la tradizione come fonte della rivelazione insieme con la Scrittura: secondo la teologia cattolica, la non contraddicibilità di Scrittura e tradizione è fondata sull'assistenza dello Spirito Santo e sull'interno limite posto alla tradizione stessa, per cui i suoi contenuti sono postulati come semplicemente esplicativi dell'originale depositum fidei.

Diritto

Il possesso di una cosa si acquista, oltre che a titolo originario con l'apprensione, anche a titolo derivativo con la tradizione di una cosa mobile o immobile (in questo ultimo caso si parla anche di ammissione in possesso fatta, per esempio, con la consegna delle chiavi); la tradizione deve essere naturalmente volontaria. Si ha inoltre la tradizione brevi manu, con la quale il semplice detentore diventa possessore (per esempio nel caso dell'inquilino che compra la casa in cui abita) e il constitutum possessorium, per il quale il possessore diventa detentore (per esempio nel caso del proprietario che vende l'immobile ad altri e comincia a pagare l'affitto). Nei contratti l'elemento della tradizione distingue i contratti reali da quelli consensuali: questi ultimi si perfezionano col semplice consenso, i primi richiedono anche la consegna: così il mutuo, il comodato, il deposito, il pegno, il riporto e il sequestro convenzionale – tutti contratti reali – si perfezionano, producono effetto e obbligano le parti solo con la tradizione effettiva della cosa.

Etologia

Di alcuni animali che possiedono capacità di apprendimento ben sviluppate, conoscendo la consuetudine di operare, in determinate circostanze, secondo moduli di comportamento sicuramente acquisiti dai conspecifici per imitazione; laddove l'imitazione di un certo comportamento sia molto diffusa si possono instaurare vere e proprie tradizioni che spesso sono circoscritte a particolari nuclei popolazionali o, talvolta, a particolari gruppi familiari. Queste consuetudini, tramandate fra generazioni successive per via non genetica, rappresentano una sorta di bagaglio culturale che a volte viene definito “cultura” o tradizione culturale. Per esempio, in Gran Bretagna alcune specie di cince (genere Parus) hanno imparato a rompere col becco la stagnola che tappa le bottiglie del latte, che in quel Paese vengono lasciate dai lattai presso le porte delle abitazioni, per cibarsi della panna rappresa sotto di essa. Il costume, certamente non basato su comportamento innato, si è diffuso rapidamente fra tutte le cince del Paese. Le cince sono animali gregari e questo aumenta le opportunità di osservazione e di imitazione fra individui diversi, ma l'instaurarsi di tradizione è particolarmente frequente all'interno di gruppi sociali, come fra i topi e i ratti, e massimamente fra le scimmie. È ormai ben noto il caso dei macachi giapponesi (Macaca fuscata), mantenuti e foraggiati in un'isola giapponese, nei quali si attribuisce a una giovane femmina la scoperta del fatto che le patate dolci, fornite come alimento alle scimmie da alcuni ricercatori, erano più gradite se lavate in acqua di mare, cioè private della terra e leggermente salate; in breve tempo l'abitudine di lavare le patate in acqua marina si è diffusa in tutta la colonia. Analogamente un altro macaco scoprì il sistema di separare i grani di cereali dalla sabbia gettando in acqua una manciata di grani misti a sabbia e raccogliendo successivamente i grani, restati a galla. Gli stessi macachi giapponesi hanno anche inventato vocalizzazioni particolari con le quali comunicano eventi quali l'arrivo degli uomini alla loro isola, vocalizzazioni che pure si sono diffuse rapidamente fra i gruppi sociali e pure sono tramandate per via di tradizione. Diverse altre scimmie, fra cui gli oranghi, i gorilla, i babbuini e gli scimpanzé, sono in grado di trasmettere informazioni per via culturale; sembra che gli scimpanzé, per esempio, si trasmettano per questa via l'uso di stecchi, inclusa la loro scelta, la preparazione e il maneggiamento, per “pescare” le termiti da fori dei termitai; il costume ha peraltro una diffusione limitata ai gruppi che vivono in aree in cui i termitai abbondano; analogamente l'uso di bastoni per difendersi dai predatori è in questa specie appreso dai giovani per imitazione degli adulti e si ritrova solo presso alcuni gruppi. Un'analisi della direzione di diffusione di una informazione acquisita ex novo è stata fatta nei macachi giapponesi; fra questi è più probabile che le nuove scoperte siano effettuate dagli individui giovani e che siano imitate da altri individui giovani, oppure l'informazione passa dagli individui dominanti ai subordinati ma non in senso contrario. In questo contesto i rapporti affettivi hanno anche la loro importanza, sicché ha più facilmente luogo l'imitazione fra individui legati da parentela o amicizia che altrimenti; qualche passaggio di informazione, per esempio, si ha anche dai figli alle madri. In senso più generale sembra che l'instaurarsi di tradizione sia più frequente nelle specie sociali che presentano organizzazione gerarchica e nelle quali vi sono sovrapposizione di generazioni e cure parentali prolungate. In queste, infatti, è particolarmente lungo il periodo di contatto tra gli individui adulti, ricchi di esperienza, e i giovani, particolarmente portati all'imitazione e aperti all'apprendimento. La trasmissione delle informazioni per via di tradizione è per molti versi vantaggiosa rispetto a quella che avviene per via genetica, in quanto permette la rapida diffusione, in seno alla popolazione, di ogni nuovo modulo comportamentale che presenti qualche valore di sopravvivenza e permette la conservazione di una grande quantità di informazioni attraverso le generazioni, senza che ciascun individuo debba compiere per prove ed errori, cioè con un grande dispendio di tempo e talvolta con grande rischio, tutte le stesse esperienze compiute dagli altri.

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