vallicoltura

sf. [sec. XX; da valle+coltura, sul modello di piscicoltura]. Particolare forma di piscicoltura praticata da secoli nelle valli da pesca (in Italia, oltre alle valli di Comacchio, a Orbetello, nel Gargano, in Sardegna, ecc.); l'estensione di una singola valle da pesca varia da pochi ettari ad alcune centinaia di ettari. La vallicoltura si incentra su alcune specie ittiche assai tolleranti nei confronti delle variazioni di salinità e delle escursioni termiche (orate, ombrine, spigole, branzini, rombi, passere, cefali, alcuni molluschi e crostacei, anguille).Queste specie, con l'eccezione dell'anguilla, possono venire danneggiate tuttavia dalle basse temperature invernali. La vallicoltura consiste nell'immettere a primavera nelle valli degli avannotti, affinché vi “pascolino” e vi crescano; nel raccoglierli in autunno per introdurli in “pescherie” destinate a proteggerli dal freddo; nel reimmettere i pesci novelli in primavera nelle zone di “pascolo”. Tali operazioni andranno ripetute annualmente sino a quando il pesce non avrà raggiunto la taglia commerciale. Fa eccezione l'anguilla, che viene lasciata in permanenza nelle zone di “pascolo”.

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